Condividi su:
Ficarra e Picone dopo il successo della serie Netflix Incastrati, tornano con un film al cinema La stranezza, nuovo film nelle sale dal 27 Ottobre. Il prodotto cinematografico di Roberto Andò può definirsi una tragicommedia surrealista che unisce realtà e finzione e racconta l’incontro singolare tra Pirandello, interpretato da Toni Servillo, e il duo siciliano tanto amato per la singolare comicità. La storia è ambientata in Sicilia nel 1920 e Ficarra e Picone, nei panni di due becchini con la passione per il teatro, incontrano Luigi Pirandello, che sta lavorando alla sua commedia Sei personaggi in cerca di autore.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film La stranezza è la storia di un’invenzione artistica e fa onore al genio di Luigi Pirandello.
La stranezza con Ficarra e Picone trailer Film
Perché il riferimento a Pirandello?
La domanda sorge spontanea. Sembra essere tornati indietro nel tempo. Precisamente al debutto a Roma nel 1921 di “Sei personaggi in cerca d’autore” durante il quale Pirandello, uno dei più importanti drammaturghi del XX secolo, viene fischiato, insultato, apostrofato come impostore e buffone proprio durante la prima di quest’opera, ritenuta la più famosa. Probabilmente per le sue divagazioni metanarrative che creano un senso di straniamento critico nello spettatore, il quale non riesce ad immedesimarsi nelle vicende e nei sentimenti rappresentati. Nonostante ciò, sappiamo tutti com’è andata finire. Infatti Pirandello nel 1934 vinse il Nobel per la letteratura per il suo ardito rinnovamento dell’arte drammatica teatrale.
L’autore tenta invano di giungere ad un significato universale, che sia concorde con tutte le verità dei personaggi; ma si accorge che quest’ardua missione effettivamente è impossibile. La realtà infatti è contraddittoria e, l’impossibilità di trovare un senso comune, provoca la rinuncia alla tragedia e di conseguenza il rifiuto dei personaggi e della loro scrittura. Nell’opera è ricorrente il tema del doppio, posto in risalto dall’umorismo, il confronto tra realtà e finzione, la mescolanza tra tragico e comico, l’opposizione tra la forma e la vita, la nuova visione del mondo dominato dalla discordia, dalla imprevedibile relatività e dalla casualità. I personaggi non si rispecchiano negli attori e nella loro recitazione, tanto da entrarne in conflitto. In quest’opera, così straordinariamente moderna, si evince la complessità della realtà in cui viviamo ed emerge l’arguzia e il grande intelletto di Pirandello.
“Io ho accolto e realizzato quei sei personaggi: li ho però accolti e realizzati come rifiutati: in cerca d’altro autore. Bisogna ora intendere che cosa ho rifiutato di essi; non essi stessi, evidentemente; bensì il loro dramma, che, senza dubbio, interessa loro sopra tutto, ma non interessava affatto me. E che cos’è il proprio dramma, per un personaggio? […] Il dramma è la ragion d’essere del personaggio; è la sua funzione vitale: necessaria per esistere. Io, di quei sei, ho accolto dunque l’essere, rifiutando la ragion d’essere.”
Il ruolo della fantasia nell’opera
«Orbene, questa mia servetta Fantasia ebbe, parecchi anni or sono, la cattiva ispirazione o il malaugurato capriccio di condurmi in casa tutta una famiglia, non saprei dir dove né come ripescata, ma da cui, a suo credere, avrei potuto cavare il soggetto per un magnifico romanzo».
La fantasia è indicata come la facoltà creatrice della nostra vita. Plasma le percezioni che riceviamo, le emozioni che patiamo e le delinea, le compone e le crea. E creare è dare vita. Ricordiamo quell’esordio famoso: «È da tanti anni a servizio della mia arte (ma come fosse da jeri) una servetta sveltissima e non per tanto nuova sempre del mestiere. Si chiama Fantasia». Il Nostro si basa sulla realtà concreta, tangibile per lanciarsi verso la fantasia.
La “servetta sveltissima” di Pirandello, fu la sua guida letteraria che, quasi costringendolo, lo portò in casa a scrivere novelle, romanzi e commedie. I personaggi nascono nella mente geniale di Pirandello, infatti egli, grazie alla sua servetta, non sa come, non sa quando, ma i suoi personaggi attendono di recitare le vicende pensate nella testa dello scrittore. Sono nati vivi e volevano vivere. E così l’opera prende anima e il teatro irrompe nella vita e la vita fa interruzione nel teatro.
Il film La stranezza con Ficarra e Picone
“Avverto in me una stranizza, una stranezza che è diventata un’ossessione e che non so dove mi porterà”. I fantasmi, le inquietudini, gli incubi di Luigi Pirandello (Toni Servillo) bussano nella sua testa, entrano in una lettera al figlio, nel momento forse più duro della sua avventura creativa, e diventano un elemento del dialogo (immaginato) del futuro premio Nobel con l’ottantenne Giovanni Verga (interpretato da Renato Carpentieri). Andò racconta: «Il film nella mia testa è nato con quella scena. L’incontro è reale. Mi sono sempre chiesto: che cosa si sono detti il creatore del Verismo letterario e il premio Nobel del 1934?».
La stranizza in siciliano è un malessere, un disagio. Lo scrittore è ossessionato da un’idea strana e ancora indefinita, la creazione di una nuova commedia. La stranezza è quel sentimento che appartiene a un genio quando sta per creare qualcosa di sorprendente e indecifrabile. Nel teatrino si è radunato l’intero paese e quando un evento imprevisto costringe Nofrio e Bastiano a interrompere la rappresentazione l’atmosfera vira dal comico al tragico. Gli attori vanno e vengono dal palcoscenico. Interagiscono con il pubblico. Che si porta dietro i suoi problemi, lascia la platea, s’infuria, contesta, fischia.
Nel film come ha voluto raccontare la figura di Pirandello?
«Con questo film volevo togliere qualsiasi monumentalità a Pirandello e restituirgli quello sguardo empatico, sornione che ha nell’interpretazione di Servillo. Un grande scrittore che diventato un emblema della storia culturale italiana mondiale. È una commedia in cui l’essere e l’apparire, la persona e il personaggio si confondono indistinguibilmente. Un rovesciamento di campo che per la prima volta, mette al centro della scena il pubblico, la platea. Ecco La Stranezza è anche un film dedicato al pubblico».
I tre attori principali e le dichiarazioni del regista
Il regista Roberto Andò spiega come i tre attori principali, pur appartenendo a mondi diversi, hanno aderito al progetto: «Servillo ha più volte recitato testi di Pirandello e ne conosce molto bene la poetica, mentre Ficarra e Picone rappresentano l’anima siciliana. Con grazia e capacità filosofica». Servillo diventa Pirandello, grazie all’aggiunta di baffi e pizzetto che gli conferiscono una somiglianza sorprendente.
Pirandello spia ogni minima parola, ogni minimo gesto di quella comunità dolente e ne sembra insieme divertito e turbato allo stesso tempo. La recita inizia e i due (Ficarra e Picone) assistono sorpresi e rapiti al susseguirsi di situazioni paradossali, inconsapevoli che ciò che li aspetta è un finale ancora più imprevedibile, ricco di equivoci esilaranti e di caos, di leggerezza e al contempo di riflessione. Il teatro è anche nella vita, in quell’impetuoso scorrere fra tragedia e commedia che ci scalza fuori da ogni rassicurante certezza. Il film, come dice il regista, è un omaggio all’atto creativo e all’ispirazione.
E così come l’opera, il film si anima e diventa realtà. Cari lettori, è un film da non perdere sul grande schermo.