Nuovo scandalo tangenti nella sanità lombarda. A finire ai domiciliari per corruzione sono stati quattro primari (due dell’ospedale Galeazzi e due del Pini), il direttore sanitario del Pini e un imprenditore. Indagato anche l’ex sottosegretario alla Regione Lombardia Gustavo Cioppa con l’accusa di abuso d’ufficio e favoreggiamento.
Tangenti sanità: l’inchiesta
Quattro primari e il direttore sanitario del Pini, Paola Navone, sono finiti ai domiciliari con l’accusa di corruzione. La galera è, invece toccata ad un imprenditore Tommaso Brenicci, titolare di una ditta specializzata nel settore delle apparecchiature sanitarie. Il filone dell’inchiesta prende spunto da quello che ha condotto in carcere il primario del Pini, Norberto Confalonieri.
I dottori arrestati sono, per il Pini, Giorgio Maria Calori, primario di ortopedia e Carmine Cucciniello, direttore del dipartimento di ortopedia. Per quel che riguarda il Galeazzi, si tratta di Lorenzo Drago, direttore laboratorio analisi e Carlo Luca Romanò, responsabile del centro di chirurgia ricostruttiva.
Stando all’inchiesta l’imprenditore e i due primari del Galeazzi erano insieme soci di una società che aveva il brevetto di una sorta di medical detector, un macchinario per l’individuazione delle infezioni ossee e che avrebbero introdotto in ospedale.
Per “convincere” il direttore sanitario Paola Navone della “bontà dell’operazione” le sarebbe stato offerta la promessa di uno stage per la figlia in una delle società di Brenicci, un cesto di Natale da 1000 euro e il pagamento spese per un congresso a Parigi e uno in Alto Adige. Il macchinario sarebbe stato introdotto poi da Calori, socio di Brennici in altre società, al Pini.
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Il ruolo di Cioppa
L’inchiesta ha svelato anche il ruolo di Gustavo Cioppa nella girandola di favori che venivano scambiati tra il Pinie e il Galeazzi. Per aumentare il bacino di utenza dei pazienti e potenziare l’uso del dispositivo al Cto-Pini, Navone e Calori si sarebbero rivolti all’ex magistrato affinché intercedesse presso l’assessore al Welfare Giulio Gallera. Lo scopo era ottenere dalla Regione l’approvazione del ‘Progetto Domino’ che nel marzo 2017 accreditava il reparto diretto dallo stesso Calori come punto di riferimento regionale per il trattamento delle infezioni articolari.