Dopo il rendimento delle ultime giornate, la teoria è diventata realtà: l’Atalanta impiegherà tutte le sue forze in Europa League, mettendo da parte completamente il campionato. Una scelta che sta incidendo psicologicamente: dalla serenità e consapevolezza dei propri mezzi contro il Lipsia al nervosismo e atteggiamento rinunciatario di Reggio Emilia. Ovviamente il calo in Serie A è stato influenzato da tutta una serie di fattori (già risaputi) e l’avanzamento in Europa hanno portato Gasperini e i giocatori a prendere una direzione ben precisa. Ciò che fa discutere è la gestione: in 6 anni l’Atalanta si era distinta per l’ottima organizzazione viste le tre competizioni (il concetto: due piedi in due scarpe), mentre ora si è fatto qualche passo indietro. Che messaggio fa passare la Dea? L’intenzione è quella di arrivare in finale e vincere il trofeo. Quando però il “sogno” diventa una pretesa? Nel momento in cui tu dai tutto da una parte e zero dall’altra, considerando che si tratta di una vera e propria arma a doppio taglio: se vinci è gloria, se vieni eliminato (sommando tutto ad una ipotetica mancata qualificazione europea) è giusto parlare di fallimento. Esagerazione? No vista la linea che hanno voluto intraprendere squadra e mister, convinti che l’Atalanta possa arrivare fino in fondo.
