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Gli arresti domiciliari, in Italia, stanno diventando una regola e non l’eccezione. E’ di poche ore fa la notizia che il Tribunale del Riesame li ha concessi a Francesco Mazzega, omicida reoconfesso della fidanzata, Nadia Orlandi.
L’uomo, strangolò la fidanzata e girò con il suo cadavere in auto per alcune ore. Poi si costituì. I giudici hanno ritenuto il fatto gravissimo con l’aggravante che il soggetto possa ripetere il reato. Nonostante ciò hanno sentenziato che questo rischio è sufficientemente salvaguardato dagli arresti domiciliari integrati dal braccialetto elettronico.
Una sentenza senza alcun senso logico che ha fatto scoppiare la rabbia dei genitori della vittima.
Perchè un assassino reo confesso e pericoloso può essere rimesso in libertà?
Arresti domiciliari: la legge farsa
In Italia, la disciplina penale è una sorta di farsa. Basta un dato su tutti per rendersene conto. Tra i requisiti di esclusione da quello che è a tutti gli effetti un beneficio, non vi è quello di “non aver commesso crimini gravi“, come, ad esempio in America.
Ne consegue, che un omicida ha lo stesso diritto di andare ai domiciliari di un ladro che ha rubato una bicicletta.
Nel caso di Francesco Mazzega, i giudici hanno addirittura forzato la mano perchè il rischio di reiterazione di reato è uno dei principi che dovrebbe far decadere la detenzione domiciliare. Se si crede veramente che un braccialetto elettronico possa far desistere un omicida dal suo proposito, si è alle comiche.
Inoltre, come afferma il testo di legge “La custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni”.
A questo punto viene da domandarsi quale sia la pena per un omicida reoconfesso.
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Petizioni inutili
Nelle ultime settimane vi erano state delle petizioni per evitare che a Francesco Mazzega fossero concessi i domiciliari. Tutto inutile. I giudici del Riesame hanno ritenuto che il “poveretto”, che, dopo il delitto era stato ricoverato in ospedale, per prevenire atti di autolesionismo, sarebbe stato più “comodo” a casa propria e che meno di due mesi di carcere (fu incarcerato il 10 agosto), in attesa di una sentenza che certificherà il suo reato, fossero più che sufficienti.
La cosa non dovrebbe meravigliare: in un Paese in cui si ha avuto il barbaro coraggio di concedere permessi premi al mostro del Circeo, Angelo Izzo, la vita di una ragazza di 21 anni, deve apparire poca cosa.