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Bankitalia sostiene una possibile fusione tra Banca Etruria e Popolare di Vicenza. Le ultime parole del procuratore di Arezzo Roberto Rossi su tale scelta hanno fatto esplodere diverse discussioni nella politica italiana. Il PD di Matteo Renzi è tornato infatti all’attacco. “Il problema delle banche non era il PD e ieri, la commissione di inchiesta lo ha dimostrato. Avevamo ragione noi, qualcosa non ha funzionato”, lo stesso ex premier Renzi, parlando del caso Banca Etruria, ha scaricato tutte le colpe alla Banca d’Italia. Tali parole sono state esplicate il giorno dopo l’audizione del procuratore Rossi in commissione banche.
Bankitalia: le parole del procuratore Rossi accendono la politica italiana
Parlando del caso Bankitalia, il TG5 di oggi 1 Dicembre 2017 ore 13:00, ha riassunto in maniera dettagliata la controversa situazione, le cui origini risalgono in realtà al 2013. Recentemente, l’ex presidente del consiglio Matteo Renzi ha riversato qualsiasi responsabilità della questione alla Banca d’Italia. Questo perché, presso palazzo San Macuto lo stesso procuratore Rossi ha sottolineato due aspetti:
1.Il padre del ministro Maria Elena Boschi non è imputato per bancarotta, in quanto l’uomo non ha mai partecipato alle delibere per i finanziamenti incriminati;
2.Il secondo caso riguarda il comportamento di Via Nazionale. Per comprendere la situazione bisogna tornare al 2013, quando Ignazio Visco, attuale governatore di Bakitalia, scrisse a Banca Etruria che non fosse più in grado di percorrere autonomamente la via del risanamento e che l’unica soluzione fosse quella di integrarsi assieme ad un’altra realtà. Dopo due anni, più precisamente nel Febbraio del 2015, Banca Etruria venne commissariata, mentre Bankitalia accusò i vertici di non aver portato all’attenzione dell’assemblea dei soci l’unica offerta giuridicamente degna di nota, ovvero quella della Banca Popolare di Vicenza, uno dei quattro istituti di credito in seguito finiti nel crack. Bankitalia rifiutò qualsiasi accusa, affermando che la contestazione non riguardasse la mancata fusione tra le due realtà di credito, ma il fatto che l’unica proposta di aggregazione recepita non fosse stata riportata (appunto) all’attenzione dell’assemblea dei soci.