Alberto Stasi ci riprova e si appella all’articolo 117 della Costituzione, quello sul “diritto a un equo processo”, oltre che alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’ex studente di economia, condannato in via definitiva il 12 dicembre 2015 per l’omicidio della fidanzata, Chiara Poggi, ha firmato un’istanza dove lamenta un “errore di fatto”.
Articolo 625 bis
Alberto Stasi ha fatto ricorso all’articolo 625 bis della Costituzione per provare a riaprire il caso di Garlasco. L’ex fidanzato di Chiara Poggi chiede la revoca della sentenza. La sua tesi è che i giudici dell’appello dovevano riascoltare i testimoni sentiti come fonti di prova in primo grado.
Ricordiamo che Stasi è stato condannato a 16 anni di carcere.
Ciò che il trentaquattenne chiede, è che sia disposto l’annullamento con rinvio. A quel punto si dovrebbero esprimere nuovamente i giudici d’Appello. Se la richiesta venisse accolta, chiede anche che sia disposta la sospensione della sua condanna.
La prima sezione della Cassazione ha fissato l’udienza per discutere del ricorso straordinario il 27 giugno prossimo.
Stasi ci riprova
Per Alberto Stasi sono stati commessi troppi errori in sede processuale. Tra questi vi sarebbero le testimonianze dei periti “sul dna della vittima rinvenuto sui pedali della bicicletta in uso a Stasi“. Inoltre, gli “accertamenti scientifici svolti sul dispenser del sapone“, e “la collocazione temporale della morte di Chiara Poggi“ sarebbero stati errati.
Sarebbe stata trascurata anche la testimonianza della vicina di casa dei Poggi, Franca Bernani. Quest’ultima raccontò di una bicicletta appoggiata al muretto fuori da casa dei Poggi la mattina dell’omicidio.
Ricorso improbabile
Appare improbabile che il ricorso di Stasi serva a qualcosa.
Come ha dichiarato l’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzonila “la difesa non ha chiesto di risentire i testimoni davanti ai giudici d’Appello”.
Già in precedenza l’ex fidanzato di Chiara Poggi aveva presentato dei ricorsi, ma erano stati tutti respinti.