Svolta nel mondo della medicina. Per la prima volta, un paziente affetto da sclerosi multipla cronica in stadio avanzato è stato curato con una terapia a base di cellule staminali neurali.
Questa notizia dà una speranza in più alle persone affette da questa terribile malattia. Soprattutto, però, è un inno alla nostra equipe di scienziati.
La tecnica rivoluzionaria è stata, infatti, messa in pratica a Milano, al San Raffaele, sotto la guida di Gianvito Martino. E’ lui che, contro ogni parere, ha portato avanti questa “folle idea”.
L’annuncio è stato fatto oggi durante la giornata iniziale del congresso annuale della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla a Roma.
La terapia STEMS contro la sclerosi multipla
Gianvito Martino è l’ideatore della terapia STEMS. Questa consiste in un’infusione di cellule staminali neurali. cellule progenitrici in grado di specializzarsi in tutti i tipi di cellule nervose.
L’infusione attraverso una puntura lombare. Le cellule passano, così, direttamente per il liquido cerebrospinale, attraverso il quale possono raggiungere il cervello e il midollo spinale che sono i luoghi deputati allo svolgimento della loro azione.
Come ha spiegato il dottor Martino, lo studio è ancora nella fase I. Con questo termine si valuta la sicurezza del trattamento. Per valutarne l’efficacia bisognerà attendere.
Finora è stato curato un solo paziente affetto da sclerosi multipla, ma lo studio prevede quattro gruppi di 3 pazienti l’uno. Le 12 persone riceveranno un numero di cellule crescente, da circa 50 milioni per il primo gruppo fino ad arrivare a 400 milioni per l’ultimo.
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Tempi tecnici della STEMS
La validità della STEMS verrà valutata nel lungo periodo. I quattro gruppi da tre pazienti affetti da sclerosi multipla, riceverà le cellule a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro e di tre mesi, da un gruppo all’altro. Questo per essere certi che non vi siano effetti collaterali.
L’intera fase di somministrazione impiegherà, dunque, un anno. A questa ne seguiranno altri due di controllo dei pazienti per valutare l’insorgenza di eventuali effetti collaterali.
Lo scopo delle cellule staminali è semplice. Come ha spiegato Martino “nelle forme progressive di malattia sappiamo che continua a essere presente una sorta di attività infiammatoria dannosa sia a livello cerebrale che midollare“.
Dagli esperimenti condotti sugli animali, si è potuto appurare che le cellule combattono questo stato infiammatorio e una volta entrate nel tessuto nervoso, sono anche in grado di stimolare la produzione di sostanze neuroprotettive.
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