Cesare Battisti e il delitto Torregiani. Una delle pagine più buie della nostra storia. Eppure, per l’ex leader dei Proletari Armati per il Comunismo, lui con quell’omicidio non centra nulla. C’è di più. Battisti afferma che Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso, crede alla sua innocenza e che i due si sentano regolarmente.
Battisti e Torregiani
Battisti e Torregiani: due cognomi che messi insieme raccontano una delle pagine oscure del nostro Paese.
Era il 26 febbraio 1979, a Milano, quando Pierluigi Torregiani fu vittima dell’agguato.
Stava aprendo il negozio in via Mercantini insieme ai figli, quella mattina. Fu raggiunto da un gruppo costituito da tre componenti dei Proletari Armati per il Comunismo.
Di quella squadriglia facevano parte Giuseppe Memeo, Gabriele Grimaldi e Sebastiano Masala.
Torregiani tentò una reazione, ma fu colpito da Memeo non appena estratta la sua pistola. Da questa partì un proiettile che raggiunse il figlio quindicenne, Alberto alla colonna vertebrale. Il colpo lo rese paraplegico.
Il gioielliere fu finito con un proiettile alla testa da Grimaldi, dopodiché i tre terroristi si diedero alla fuga.
Di quel delitto furono accusati e condannati i tre esecutori materiali, oltre a Cesare Battisti. Quest’ultimo venne accusato di concorso morale, in quanto partecipante alla riunione in cui si decise l’omicidio e quindi come co-ideatore e co-organizzatore. Fu condannato a 13 anni.
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La versione di Battisti
Secondo l’intervista rilasciata da Cesare Battisti in un’intervista al Gr1 Rai, Alberto Torregiani crederebbe alla sua innocenza riguardo l’omicidio del padre.
“Ci siamo scritti durante gli anni. L’ho aiutato a scrivere un libro. Io ho lettere di Alberto Torregiani in cui mi dice testualmente che non ha nessun dubbio sul fatto che io non ho niente a che vedere con la morte del padre“, queste le parole dell’ex terrorista.
A smentire le parole ci sono le parole di Alberto che vanno in senso contrario. Nel 2015, interpellato sulla possibile estradizione di Battisti, commentò: “Credo che sia fondamentale che, nel caso, non venga accolto con un mazzo di fiori ma gli venga accordata la sua pena e ne possa scontare una parte in carcere per dimostrare che la legge è uguale per tutti”.
Di certo, riscrivere la storia, non aiuterà la causa dell’ex terrorista.