Il morbillo miete la sua quarta vittima nel 2017. Si tratta di un uomo di 47 anni residente in Sicilia. Era immunodepresso e non vaccinato. In tutto l’anno, sono fin qui, ci sono stati 4.575 casi contro gli appena 800 di tutto il 2016.
Stando a quanto dichiarato dal Ministero della Salute, l’88% dei contagiati non era vaccinato e il 6% è vaccinato con una sola dose. Il 44% è finito in ospedale, il 35% con almeno una complicanza e il 22% in pronto soccorso.
Numeri drammatici che raccontano di un’emergenza sempre più diffusa.
Morbillo: situazione drammatica
Morire di morbillo nel XXI secolo per mancanza di vaccini. Una situazione paradosale che rischia di diventare ancora più drammatica.
Secondo il Ministero della Salute, si contano 300 casi anche tra gli operatori sanitari. Nel mese di marzo si è avuto il momento peggiore con 890 contagi. A settembre, il picco minore con 63 contagi.
Gli esami svolti parlano di “un’epidemia di morbillo che ha picchi più alti del solito, è più prolungata nel tempo e tende a colpire non soltanto l’infanzia, ma anche gli adulti”.
Due i problemi principali di questa forma batterica: anzitutto colpisce anche le persone vaccinate anche se sono pochi e con un quadro clinico molto più lieve. In secondo luogo, l’età media dei pazienti colpiti si è alzata a circa 23 anni.
Il morbillo, dunque, non è più una malattia infantile, ma ha allargato il proprio spettro di azione.
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Occhio al contagio
Il morbillo sembrava una malattia debellata, ma è tornata prepotentemente alla ribalta nell’ultimo periodo. In linea generale, i sintomi non portano alla morte, ma, anzi, sono abbastanza lievi. In quest’ultimo periodo, però, il quadro clinico si è aggravato.
Meglio essere previdenti e riconoscere i sintomi. Nella fase iniziale ci sono tosse secca, naso che cola e congiuntivite, con una febbre che diventa sempre piu’ alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca. Dopo 3-4 giorni, appare l’eruzione cutanea caratteristica.
Il contagio avviene tramite le secrezioni nasali e faringee, probabilmente per via aerea tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria.