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Scontrino elettronico obbligatorio dal 2019. L’Italia dal prossimo anno dirà addio alla vecchia ricevuta cartacea.
Lo scontrino elettronico, dopo la fattura elettronica, è il nuovo strumento che dal 2019 punta a contrastare l’evasione fiscale.
Procede così il processo di certificazione telematica che, gradualmente, consisterà nel’obbligo generalizzato di memorizzazione e trasmissione telematica di scontrini e fatture all’Agenzia delle Entrate.
È quanto prevede un articolo della bozza del decreto fiscale collegato alla manovra, che contiene anche le norme della pace fiscale annunciata dal governo.
Una radicale trasformazione che, a partire da luglio 2019, riguarderà i soli contribuenti con un volume d’affari sopra i 400mila euro l’anno, dal 2020 tutti gli altri esercenti, anche i più piccoli.
Nell’articolo sul tema, è previsto anche uno sconto del 50% per l’acquisto di nuovi registratori di cassa in grado di memorizzare gli scontrini.
Non solo scontrino elettronico: secondo l’ultima bozza del Dl, nel 2020 è prevista l’attuazione della cosiddetta Lotteria degli scontrini.
Introdotta del 2017 ma sempre rimandata, avrà l’obiettivo di spingere tutti i cittadini a chiederne il rilascio quando comprano qualcosa in negozio.
E l’incentivo varrebbe anche per i negozianti, visto che una parte della vincita di uno scontrino andrebbe proprio al negoziante che lo ha emesso.
Sarà possibile partecipare anche con acquisti con fattura, sempre se sono estranei all’attività d’impresa: anche qui, la fattura deve essere trasmessa telematicamente al Fisco.
Un sistema che avrà, tra gli altri due vantaggi:
- fine dell’obbligo di registrare i corrispettivi giornalieri in quanto saranno trasmessi al fisco in via telematica;
- fine dell’obbligo della certificazione fiscale cioè l’obbligo di rilasciare scontrini e ricevute con valenza fiscale.
Un processo necessario anche in relazione a un adeguamento alla realtà internazionale: Portogallo e Grecia alcuni stati che già adottano misure simili.
La Cna è ottimista: “Gli italiani amano il rischio: nel 2016 hanno speso in giochi 95 miliardi, il 4,4% del prodotto interno lordo, non molto di meno dei 135 miliardi per nutrirsi”.
“Questo ecosistema – prosegue la Cna – potrebbe aiutare l’emersione di una parte di economia sommersa”.