Il vincolo sportivo è uno dei temi messi sul tavolo dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Quest’ultimo vorrebbe essere ricordato per una riforma globale del settore sportivo.
In che cosa consiste il vincolo sportivo?
Attraverso il vincolo un giocatore dilettante si lega alla società di riferimento mediante il tesseramento. Questo diventa un obbligo per il tesserato. Esso, infatti, ha il dovere di prestare la propria opera con la medesima società.
Dai 14 ai 16 anni può avere durata annuale. Mentre dal compimento del sedicesimo anno, il dilettante stringe un accordo con la società fino ai 25 anni.
Ciò significa che un atleta dilettante non può decidere di trasferirsi presso un’altra società. Deve ricevere il consenso del club in cui è tesserato. Le eccezioni ammesse riguardano un contratto da professionista, il fallimento della società di appartenenza o un cambio di residenza. O ancora deve partecipare ad almeno quattro partite ufficiali durante la stagione calcistica.
Il ministro dello Sport ha tenuto a precisare come sarebbe più conveniente per gli sportivi non dover essere prigionieri di una società. La questione riguarda il diritto di ciascun individuo di poter crescere da un punto di vista umano e sportivo.
Società dilettantistiche contrarie all’abolizione del vincolo
Il provvedimento del ministro dello Sport deve trovare attuazione entro il 30 novembre. Nel giro di due anni bisognerà capire come sia possibile garantire un’indennità alle società sportive. Queste, infatti, garantiscono una funzione sociale importante. Permettono ai giovani di svolgere attività sportiva continuata.
Con fatica ed investimenti non piccoli riescono ad allestire settori giovanili. La possibilità che quest’ultimi possano sparire comincia a farsi strada.
Può una società spendere cifre importanti per avere tra le proprie fila giocatori o tecnici di un certo spessore per poi vederseli scippare da un altro team che può offrire più soldi?