Roma. Rischio chiusura per migliaia di edifici scolastici. L’ invia l’allarme. La scuola italiana è da tempo argomento privilegiato dagli uffici, sale conferenze, palchi e tavolini da bar. Dai contenuti alle modalità di trasmissione. Tutto viene analizzato e soppesato. Molti sembrano essere i punti in disaccordo tra loro e che dividono gli interlocutori.
Nei giorni scorsi, però, l’ Andis (l’ Associazione nazionale dirigenti scolastici) all’unanimità ha inviato una preoccupante lettere alla ministra dell’Istruzione Fedeli. Sottoscritta da Paolino Marotta, Presidente dell’ associazione, metà dei plessi in cui si svolgono le lezioni mancano della Certificazione di prevenzione di incendi, e per tale ragione sono inagibili.
La questione riguarda i 42mila edifici che ospitano le scuole in tutto il territorio nazionale. Nella lettera si fa riferimento anche alla legge di Bilancio, approvata a dicembre, in cui non è stata prevista “la proroga dei termini per la messa a norma antincendio degli edifici scolastici”, esponendo i dirigenti scolastici e gli enti locali proprietari degli immobili (i Comuni, per le scuole dell’infanzia, primarie e medie, e le province per gli istituti superiori) alle sanzioni previste dalla legge.
Fine ultimo della lettera è sollecitare l’intervento della Fedeli. Oggetto dell’intervento è un decreto ad hoc, richiesto dall’ Associazione, affinché gli enti proprietari possano adeguare gli edifici. Si sono ipotizzati anche programmi triennali analogamente a quanto previsto per le strutture sanitarie.
Il dato che risulta incomprensibile è quello che si riferisce alle somme destinate alla scuola. Gli ultimi due Governi hanno disposto il 32% del bilancio per la Scuola, e nonostante ciò, vi sono più della metà dei plessi in pericolo.
Marotta, inoltre, insieme ai dirigenti italiani ha espresso il timore di ricevere un’altra sentenza della Cassazione, come quella del primo Gennaio, che sancisca la chiusura dei plessi non a norma.
La questione di fondo riguarda l’esistenza di strutture inadeguate e taciute fin ora. I soldi spesi, in questi ultimi anni, hanno puntato alla specializzazione del corpo insegnante, degli studenti, ed hanno tralasciato le strutture fisiche. Ciò che manca è l’essenziale. Plessi a norma, edifici accoglienti. Ciò per cui si stanno battendo questi dirigenti è il diritto di una scuola sicura non solo sul metodo di apprendimento. Le questioni riguardo gli edifici, però, ci fanno fare un salto nel passato. Nell’era pre fascista, questo ritorno al passato oltre che essere imbarazzante è anche sintomo di una cattiva gestione dei fondi e di un’inesistente supervisione degli edifici, che, invece, sarebbero dovuti essere i punti più seguiti.