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Scuola sempre più nel caos. L’annuncio del Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sui concorsi in arrivo nel 2018, rischia di creare ancora più confusione in un settore in perenne crisi. Nei prossimi mesi, infatti, potrebbe emergere una nuova classe di precari in attesa nelle graduatorie ad esaurimento per gli anni a venire. Insomma: invece di risolvere il problema che da anni attanaglia la scuola, si rischia di acuirlo.
Scuola: Tre concorsi, zero certezze
Attualmente nella classe scolastica c’è una massa di scontenti che vaga nel “sistema della cattedra fantasma“. Parliamo degli abilitati di seconda fascia Sis, Tfa o Pas che insegnano da tempo e sono rimasti fuori dalle graduatorie. C’è anche una seconda categoria, messa molto peggio: i cosiddetti idonei fantasma, ovvero, coloro che, pur avendo superato tutte le prove del concorso, non è stato ammesso a insegnare in quanto il bando prevedeva un limite massimo di idonei.
Per queste due categorie è previsto un colloquio orale ad inizio 2018, giusto per permettere loro di essere immessi nel calderone del sistema. Il problema è che questo concorso riguarderà all’incirca 76.000 persone. Tutte queste saranno inseriti nelle graduatorie di inserimento fino ad “esaurimento scorte”. Chi prima arriva, meglio alloggia, insomma.
Il secondo concorso riguarderà gli insegnanti di terza fascia che insegnano da più di tre anni. Si tratta di quelle persone che non sono riusciti ad abilitarsi, ma che, insegnano, grazie alle cosiddette graduatorie di istituto. Questi insegnanti dovranno affrontare uno scritto ed un colloquio orale. Anche in questo caso la stima di partecipanti è alta: circa 6.000 persone. La differenza rispetto al primo è che, qui si tratta di un concorso a cattedra. Questo significa che ogni vincitore, avrà un posto di lavoro.
Il terzo concorso è quello dedicato ai laureati, purché abbiano conseguito i 24 crediti formativi richiesti. Prevede che chi supera due scritti più l’orale possa iniziare un percorso di formazione come insegnante, con un anno di specializzazione in università, e due anni di contratti a termine nelle scuole. Al termine di questo tirocinio si verrà assunti. In questo unico caso il numero dei vincitori sarà legato al numero dei posti disponibili.
Questi tre concorsi, però, non tengono conto del difficile quadro dell’istruzione italiana.
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Senza criterio
Come verrà gestita l’assegnazione delle cattedre? E’ questo il reale dilemma della scuola nel Nostro Paese. Non è solo questione di mettere, ma anche chi mettere dove. Servono professori adatti alle cattedre che si ritirano. Per intenderci: non si può mettere un insegnate di storia a spiegare chimica. Non è un caso che l’Italia abbia la media di età più alta d’Europa tra i docenti.
In questi anni il cosidetto “turn over” è stato blando. Lì fuori c’è una marea di insegnanti che attendono la loro occasione, senza avere mai certezze sul fatto che arriverà.