Le centrali a carbone sono quelle che conferiscono il più alto costo di produzione di energia elettrica.
Centrali a carbone perché sono state realizzate?
La risposta è molto semplice: per sopperire alle esigenze di richiesta improvvisa di disponibilità di energia elettrica specie dei grandi impianti industriali: servono cioè, oltre che a immettere energia sulla rete nazionale, a soddisfare i famosi “picchi di richiesta” di energia elettrica.
I problemi connessi alle centrali a carbone
Allo stato attuale, ne fanno sconsigliare il mantenimento e l’eventualità di nuove costruzioni, anzi, ne consigliano lo smantellamento, poiché la diversificazione delle fonti di produzione di energia elettrica, il potenziamento e lo sviluppo della produzione di energie cosiddette alternative, hanno portato anche al mancato utilizzo delle centrali a carbone ed alla trasformazione degli impianti in altre fonti industriali alternative.
Ne è la riprova sia l’attuale politica dell’Enel che sta attuando il lento e progressivo smantellamento degli impianti a carbone, sostituendoli con altri più affidabili per costi di produzione ed impatto ambientale.
Lo sfruttamento della risorsa delle centrali a carbone richiede, per l’importante influenza che la produzione di energia elettrica ha nella vita industriale di un paese, il rispetto di alcuni requisiti fondamentali i cui costi sono molto elevati:
- Continuità e sicurezza degli approvvigionamenti del carbone per tempi lunghi,
- Necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento, per la continuità e la sicurezza degli approvvigionamenti suddetti;
- Rispetto dei requisiti ambientali attraverso la selezione di miniere con carboni a basso tasso di inquinamento e lo studio e la realizzazione di sistemi di antinquinamento, al fine di minimizzare l’impatto ambientale.
- Realizzazione di apparecchiature utilizzate per la rimozione delle particelle di polvere dai gas della combustione che si possono suddividere in tre gruppi: precipitatori meccanici, filtri a manica e precipitatori elettrostatici
I precipitatori meccanici sono adatti a rimuovere polveri grossolane;
I filtri a manica presentano, invece un’alta efficienza e potrebbero essere una valida alternativa ad altri sistemi futuri;
I precipitatori elettrostatici hanno buona affidabilità
Tutti i meccanismi devono essere forniti di sistemi automatici di controllo, al fine di mantenere elevate efficienze di captazione in tutte le condizioni di esercizio dell’impianto a carbone, al fine di arrivare al dato numerico del 99% (e anche più) di captazione.
Questi sistemi tecnologici, purtroppo, non garantiscono al 100% l’osservanza di un idoneo impatto ambientale e aumentano i costi di produzione €/kw.
A questo dato va sommato anche l’elevato costo dello smaltimento delle ceneri residue che derivano dalla combustione del carbone che possono avere composizione e caratteristiche che variano a secondo del tipo di carbone bruciato, del tipo di camera di combustione e del sistema di captazione.
Le stesse ceneri spesso vengono riutilizzate in altri procedimenti industriali (esempio: produzione di calcestruzzi e additivi per manti stradali).
A ciò si assomma il non trascurabile problema dell’immissione in atmosfera di anidride solforosa e di ossidi di azoto: fenomeni che sono abbattuti mediante l’utilizzo di sistemi tecnologicamente affidabili e necessari per il rispetto della normativa vigente in materia.
La predetta riduzione può essere effettuata mediante:
- Interventi a monte della combustione (acquisto di combustibili di buona qualità).
- Interventi in fase di combustione (esempio: processi Ridox e caldaie a letto fluido);
- Interventi a valle della combustione: desolforizzazione dei fumi e di idonei impianti di denitrificazione (esempio di tipo catalitico).
Centrali a carbone problema emissioni Co2 il problema verrebbe ridotto, ma non risolto
L’immissione di gas e ceneri residui nell’atmosfera, consigliano lo smantellamento degli impianti esistenti, al fine della salvaguardia dell’eco-sistema ambientale, nel quadro di un sano sviluppo integrato del territorio che abbia come fattore predominante l’obbligo di garantire la sicurezza dell’uomo con l’impegno a salvaguardare l’ambiente.