Condividi su:
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli “Il nostro caro Lucio. Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana”
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli “Il nostro caro Lucio. Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana” che inaugura la collana “Storia della canzone italiana ~ I protagonisti”.
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli “Il nostro caro Lucio. Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana”. Ne abbiamo parlato con l’autore, Donato Zoppo, che ci ha concesso questa lunga intervista.
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli: Questo libro inaugura una nuova collana sui protagonisti della canzone italiana e non si poteva, secondo me, che iniziare proprio da lui che ha rivoluzionato il modo di fare musica in Italia. Concordi?
Quella di Battisti è stata un’autentica rivoluzione, per due motivi:
- uno prettamente musicale perché ha avuto l’abilità e la sensibilità di assorbire la musica nuova che arrivava dall’estero, di personalizzarla e di tradurla in un linguaggio adatto al pubblico italiano; lo ha fatto in varie fasi della sua carriera dagli inizi Rhythm and Blues e Soul Music, passando poi per la fase Rock per quella più elaborata degli anni settanta fino alla fase Disco Music di “Una Donna Per Amico” e poi c’è stata tutta la fase Panella in cui ha dimostrato di essere una figura d’avanguardia;
- il secondo motivo della natura rivoluzionaria è anche nei testi; credo che Battisti abbia compiuto la seconda rivoluzione nella musica italiana; la prima fu quella di Modugno e dei primi cantautori che ruppero un po’ quella che era la tradizione della canzonetta italiana molto legata al melodramma o al bel canto; Battisti ha compiuto un passo in avanti qualche anno dopo utilizzando soprattutto i testi di Mogol che hanno fotografato poi il linguaggio preso dal quotidiano e dalla vita, i mutamenti delle relazioni sentimentali. Questa è stata la grande rivoluzione di Battisti; una musica aggiornatissima che raccontava agli italiani che cosa stava succedendo nel loro privato.
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli: So che in passato avevi già scritto di Battisti ma questo libro è una sorta di monografia che parla di tutta la sua vita… Ci sono differenze e analogie fra i due volumi?
Sono di più le differenze perché il libro che avevo già scritto nel 2011 era un saggio molto analitico, molto tecnico; sul 1971 di Battisti quindi sul disco “Amore e Non Amore”, il caso della censura, la copertina con la donna nuda; il Battisti Rock di quel periodo e questo nuovo libro non ha fatto altro che ampliare quella che sostanzialmente è una biografia; racconto la vita e soprattutto la vita artistica di Lucio dalle origini fino alla sua morte avvenuta vent’anni fa; le differenze quindi sono notevoli, però c’è un’analogia importante; perché nel libro del 2011 io intervistai tutti quelli che suonarono nell’album “Amore e Non Amore” (Franz Di Ciccio, Franco Mussida e così via) ed anche tutti coloro che avevano a che fare con Battisti in quel preciso periodo;
ho voluto fare la stessa cosa con il nuovo libro su Lucio Battisti pubblicato da Hoepli; dare voce a molti dei protagonisti , dei presenti, in particolare a figure chiave per capire la personalità di Battisti; penso a Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik che è stato suo storico amico e suo confidente; oppure a una figura meno nota ma importantissima quale Roby Matano che è stato il primo vero scopritore di Lucio Battisti; quindi tutta quella prima fase di sviluppo della personalità battistiana noi la dobbiamo a lui, il primo ad avere fiducia in lui e a portarlo in giro fra i vari editori discografici.
Un’analogia forte è lo spazio dato a chi c’era e ha conosciuto profondamente Lucio.
Battisti ha collaborato con tantissimi musicisti. Quanti di loro hai dovuto intervistare per questo volume? Ci puoi raccontare qualche aneddoto a riguardo?
Ho intervistato tutti quelli disponibili e coi quali avevo già avuto qualche rapporto; mi piace ricordare Roby Matano e Pietruccio Montalbetti che sono stati estremamente disponibili; per arrivare fino agli ultimi inglesi che hanno avuto a che fare con lui nei dischi degli anni ottanta / novanta, per esempio Chris Porter, che è stato l’ingegnere del suono di “Hegel” e che attualmente è il fonico dei King Crimson dal vivo. Lui mi ha raccontato che era stupito dalla notevole professionalità di un musicista italiano. Non che ci fosse da parte degli inglesi uno snobismo, ma non si aspettava di trovarsi un musicista così consapevole di ciò che stava facendo, così preciso e professionale.
Battisti registrava negli anni ottanta / novanta i suoi dischi all’estero; con i dischi di Panella aveva già ottenuto tutto quello che voleva un consenso ed i risultati commerciali, Quindi questa fu una fase di ricerca…
Anche con musicisti esteri di spicco…
Sì, pensa ad “Una Donna Per Amico” e ad “Una Giornata Uggiosa”, il suo ultimo album con Mogol.
Phil Palmer ha registrato uno degli assoli più belli di chitarra della storia della musica leggera italiana, quello che chiude “Con il Nastro Rosa”; lui mi ha raccontato che fu più o meno improvvisato anche con una certa rapidità perché quella mattina aveva un fortissimo mal di testa, in più era dovuto andare dal dentista e prima di andarci registrò la sua parte di chitarra e solo anni dopo ha scoperto che quell’assolo era diventato un cult della musica italiana.
Ho fatto molte chiacchierate approfondite, mi piace ricordarne altre due, Massimo Luca, chitarrista storico di Lucio dal 1971 fino ad arrivare ad Anima Latina che è stato uno della seconda generazione di musicisti che hanno avuto a che fare con Lucio e Gabriele Lorenzi della Formula 3, che è stato gentilissimo e generoso di aneddoti. Lui ha avuto contatti con Battisti durante l’epoca del ritiro e mi raccontava di questo Lucio molto isolato, lontano da tutto che però continuava ad avere una grandissima fame di musica. Ascoltava di tutto, in particolare era attento a queste cose che arrivavano dall’America come il Rap, l’Hip Hop. Questa è stata una peculiarità di Battisti che tutti i musicisti mi hanno sempre ricordato, ovvero questa figura che ascoltava e assorbiva di tutto.
Gli ultimi dischi sono quasi Techno (passami il termine)…
Se ascolti “Cosa Succederà Alla Ragazza” siamo quasi nel Trip Hop per certi versi, o nel Funk anni novanta, ha queste geometrie elettroniche che erano molto aggiornate. Battisti è sempre stato sul pezzo, se ascolti le sue canzoni erano delle fotografie perfette dei periodi storici in cui uscivano. Mai nostalgico, sempre avanti, gli album degli ultimi anni in particolare sono ancora attuali e guardavano molto oltre
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli: Com’è nato e si è evoluto questo libro?
Il libro è nato con l’idea di essere una biografia diciamo generalista, di essere un punto di partenza per poi approfondire; considera che sono disponibili una quarantina di libri sul mercato su Lucio Battisti senza contare quelli vecchi che sono poco reperibili.
Su Battisti si è scritto moltissimo le ipotetiche direzioni erano due: o approfondire un aspetto specifico, ma questo lo avevo già fatto col precedente lavoro. oppure provare a scrivere una nuova biografia generalista che in qualche modo offrisse un punto di vista di una persona che come me viene dal Rock (ho sempre scritto di gruppi storici prevalentemente stranieri).
Sono tornato quindi alla musica italiana individuando una serie di aspetti fondamentali delle vicende della vita di Battisti. Preciso che questo libro ha questa caratteristica, l’idea forte era di dividerlo in macroaree o macrocapitoli, una cosa in linea con le pubblicazioni curate da Ezio Guaitamacchi che quindi sono al tempo stesso di immediata leggibilità ma anche di consultazione analitica.
Il libro ha questa caratteristica e ha sostanzialmente rispettato le linee guida delle collane Hoepli. Addirittura, come anticipavi all’inizio apre questa nuova collana sulla musica italiana (credo che seguirà Fabrizio De Andrè che è in lavorazione o imminente chiusura) e verranno poi altri grandi nomi della canzone italiana, con questa impostazione qui, sulla falsa riga del mio.
Il binomio parole e musica con Lucio Battisti è fondamentale… Ce ne puoi parlare?
E’ assolutamente fondamentale! Sia nella fase Mogol che in quella Panella, anzi, molto probabilmente senza Mogol prima e senza Panella dopo noi non avremmo avuto il Battisti che conosciamo e che è rimasto nella memoria degli italiani.
Tu pensa che Battisti scriveva le sue canzoni e le faceva ascoltare a Mogol in un finto inglese, quasi maccheronico, e su quella musica e su quelle parti vocali (non direi cantate ma in lavorazione) Mogol scolpiva i suoi testi. Tante volte mi sono chiesto: “chissà se quelle canzoni così belle, così incisive sarebbero rimaste nel cuore degli italiani anche con il finto inglese col quale Battisti le proponeva? Evidentemente no”.
E allora questa cosa significa che una canzone resta nel cuore e nella memoria dell’ascoltatore quando avviene la combinazione perfetta fra la musica e il testo. Poi questi sono meccanismi chiave della Popular Music, del Pop in particolare; cioè creare un qualcosa di familiare nel quale l’ascoltatore possa riconoscersi in maniera ancora più efficace ed incisiva grazie alla musica.
– il binomio parole e musica nella fase Panella-
Nello specifico in Battisti parole e musica vanno di pari passo e questo accade anche nella fase Panella; anzi c’è da dire che Battisti che desiderava (una volta terminato il sodalizio con Mogol nel 1979-80) guardare avanti; fare qualcosa di assolutamente nuovo; demolire un po’ la sua figura così come si era consolidata negli anni settanta: per farlo trovò questa figura assolutamente anomala, quasi una sorta di terrorista verbale, Pasquale Panella.
Grazie ai suoi testi,che erano radicalmente opposti rispetto a quelli di Mogol, riuscì ad offrire la sua versione del Pop d’avanguardia (anche se potrebbero sembrare due termini in contraddizione il Popular e l’avanguardistico), però quello che accadde dal 1986 al 1994 da “Don Giovanni” a “Hegel” riesce proprio grazie alla nuova combinazione fra questa musica, diversissima dal passato, ormai più spostata verso l’elettronica e i testi che sono ricchissimi di giochi di parole, di provocazioni, più o meno sottili, di fonosimbolismi.
Personalmente consiglio l’ascolto ed il riascolto della fase Battisti-Panella perchè c’è un artista ormai solitario, unico ed era un percorso davvero inimitabile quello degli anni ottanta-novanta di Battisti, con un coraggio incredibile perché lui ha chiaramente e letteralmente deciso di distruggere la figura Pop che aveva creato negli anni sessanta e settanta ed una cosa del genere credo sia di una rarità internazionale notevole
Nel mentre c’era stata però anche la fase Velezia…
Che definirei interessantissima nonostante fosse fatta di un solo disco…
Molti musicisti hanno reso omaggio a Battisti; alcuni tipo Mina o Marcella Bella hanno addirittura inciso album con sue canzoni. Oggi poi c’è il fenomeno delle tribute band. Qual è secondo te la vera eredità di Battisti?
E’ una domanda complessissima. Provo a sintetizzarla.
Intanto delle figure così uniche e peculiari non hanno poi degli eredi specifici.
Eppure proprio perché si è trattato di un artista universale, che tutti hanno cantato e suonato, quando cominci ad imbracciare la chitarra i primi accordi sono quelli de “La Canzone Del Sole”.
Ti rendi conto che non hanno eredi; ma al tempo stesso hanno una schiera praticamente infinita di ascoltatori e musicisti che non possono non passare attraverso quella musica.
Ci sono stati, poi, i casi di imitatori più o meno consapevoli o di ammiratori sfegatati; ti faccio tre nomi: Vasco Rossi, che ha sempre dichiarato di essere un battistiano; anzi credo che abbia detto che lui si è sentito un musicista completo quando ha potuto cantare e suonare i pezzi di Battisti.
Ogni tanto dal vivo accennava “Supermarket”, voce e chitarra così come l’aveva incisa Lucio Battisti.
Francesco De Gregori: è sempre stato un noto battistiano anche lui; addirittura quando ci fu la separazione con Mogol si vociferava che fosse il candidato numero uno per i testi per Battisti. E poi Claudio Baglioni: un album come “Strada Facendo” del 1981 è una palese derivazione del periodo Geoff Westley.
Oggi poi ci sono cloni musicisti nell’ambiente Indie / alternative italiano; penso a: Dente; Calcutta; ai Verdena di qualche anno fa che si dichiararono suoi ammiratori, che sono battistiani DOC; che in un contesto completamente diverso riconoscono in pieno l’inevitabile confronto col patrimonio del grande maestro. Da una parte, quindi, abbiamo l’inesistente, perché non ci sono eredi “diretti” e dall’altra però è talmente ingombrante questa figura che non si può non avere a che fare con lui.
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli: Donato Zoppo, farai anche presentazioni del tuo libro? Se sì dove e quando?
Ce ne sono tre al momento. La prima, quella più importante, è allo Spirit a Milano in occasione del ventennale dalla scomparsa di Luci: sarà la prima nazionale del libro, una vera e propria festa, con un sacco di musica, con Marco Fabi, Patrizia Cirulli e Laura Fedele e come ospiti avremo Michele Bovi della Rai, Franco Zanetti (direttore di Rockol), Gabriele Lorenzi della Formula 3 e poi ci sarò io con Ezio Guaitamacchi che farà da moderatore alla serata. Poi il 20 settembre sarò a Roma alla Mondadori ed il 5 ottobre al festival della Letteratura di Vibo Valentia. Questi sono gli appuntamenti al momento confermati ma sarò in giro.
Lucio Battisti pubblicato da Hoepli: un saluto dall’autore Donato Zoppo ai nostri lettori
Grazie mille per la chiacchierata, sono contento di poter parlare di questo libro con te e poi sono felice che i vostri lettori possano conoscere questo libro un po’ attraverso questa intervista, perché, contrariamente a quello che diceva Battisti che l’artista deve parlare esclusivamente attraverso la sua opera, a me piace invece che il libro abbia una vita fatta di dialogo coi lettori e di chiacchierate con la stampa e quindi sono felice di aver avuto questa conversazione con te.