La storia di michele, un 94enne che vive da clochard, ha fatto commuovere tutti a Milano. L’ha raccontata un gruppo di volontari, i “Power Full of Love”, giovani che aiutano i senzatetto offrendo loro pasti e bevande. Lo hanno incrociato una sera, durante il loro giro tra i tanti “invisibili” che bivaccano in centro. Michele, grazie a questi ragazzi che si sono attivati per trovargli un’abitazione, forse il prossimo inverno avrà un tetto sulla testa.
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Milano la città che ospita il più alto numero di senzatetto
L’anziano clochard era sconosciuto ai servizi sociali della città, che ne segue un grande numero. Ma quanti sono i senzatetto in Italia? In base ai dati Istat 2016 oltre 50.000, ma è Milano la città che ne ospita più di tutti, seguita da Roma. La separazione dal coniuge e la perdita del lavoro, in gran parte dei casi, sono gli eventi più rilevanti che portano le persone alla condizione di senza fissa dimora. Come vivono queste persone? Fanno ricorso ai centri d’ascolto, alle mense pubbliche, ai dormitori e alle unità di strada. Alcuni preferiscono dormire nella sala d’attesa della stazione, oppure scelgono il pronto soccorso di un ospedale.
L’autunno ormai è inoltrato, e ogni posto va bene purchè sia al riparo dal gelo notturno. Se fino a qualche anno fa i senzatetto erano in gran parte stranieri, oggi non è più così: sono i nuovi poveri, quelli arrivati in Italia per sfuggire alla miseria, sperando di trovare nel nostro paese un futuro. Ma sono anche quelli che, almeno fino a qualche tempo fa, avevano casa, lavoro e famiglia.
L’emergenza freddo in arrivo
Insieme, immigrati e italiani (in aumento) si ritrovano a combattere una battaglia quotidiana contro la fame. Ma soprattutto contro il freddo, che di giorno in giorno in questo periodo diventa più intenso e pungente. In ospedale si ritrovano di sera, nella sala d’attesa del pronto soccorso: quattro chiacchiere tra loro, un caffè alla macchinetta, in attesa che le porte automatiche vengano chiuse per la notte. Poi si avviano con le loro borse verso le ultime fila delle sedie. Seduti o sdraiati, visiera del cappello abbassata per riparare gli occhi dalla luce, per cuscino lo zaino o il sacchetto in cui sono riposti tutti i loro averi.
E passano la notte così. Tra urla di feriti, ambulanze in arrivo, luci accecanti, rumore di passi concitati del dottore di turno, cercano di ritagliarsi qualche ora di sonno: e ci riescono, come potrebbero altrimenti riprendere il loro girovagare il giorno dopo? Stessa cosa per chi passa la notte alla stazione. Aspettano mattina sdraiati sulle scomode sedie e pensano alla vita precedente: quella felice distrutta dalla crisi, dalle slot machine di un bar, oppure dall’alcol.