Condividi su:
Di Maio è stato chiaro. Intervistato dal Corriere della Sera il Ministro degli Esteri ha commentato la recente crisi di governo che ha portato alla fine del governo Draghi. L’ex grillino ha puntato il dito contro il Movimento Cinque Stelle e contro Lega e Forza Italia. Tutti quanti hanno portato a questa situazione, e ciò non può che minare la stabilità dell’Italia in una fase molto difficile di ricostruzione per via dalla crisi economica e sociale provocata dalla pandemia.
Elezioni a settembre
Da qualche giorno siamo in campagna elettorale. Il centrodestra cerca di ricompattarsi, anche se i tre partiti della maggioranza sanno che non è facile trovare l’intesa più solida possibile. Con uno schieramento tutto sommato coeso si registra il timore da parte di Lega e di Forza Italia, i quali hanno il timore di essere schiacciati dalla forza elettorale di Fratelli d’Italia, in pole nei sondaggi da diversi mesi e unico (o quasi) partito di opposizione nell’ultima legislatura.
Nel centrosinistra invece c’è l’idea di costruire un’intesa larga contro le destre (la cosiddetta Agenda Draghi) ma c’è il nodo del Movimento Cinque Stelle, che probabilmente correrà da solo alle prossime elezioni. Almeno questo è quello che ha lasciato intendere Giuseppe Conte, il quale ha condannato le parole di Enrico Letta del Pd. Ancora tanti gli equilibri da decidere per una campagna elettorale balneare che porterà al voto gli italiani il prossimo 25 settembre.
L’annuncio di Luigi Di Maio
“Credo che l’Italia abbia ancora bisogno di Mario Draghi“. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervistato da Venanzio Postiglione a Corriere Tv. Punta il dito contro i partiti che hanno portato a questa crisi: “Pagheranno politicamente anche un prezzo, nella testa dei leader era più conveniente strappare ed essere irresponsabili”. Il riferimento ovviamente è a Forza Italia e alla Lega.
Non mancano critiche al Movimento Cinque Stelle: “Noi come Movimento Cinque Stella abbiamo creato dei governi, non li abbiamo picconati e buttati giù”. E qui allude a quel movimento diventato il “partito di Conte” dal quale è uscito lo scorso 21 giugno, in contrasto con i dissidi interni sulla politica estera e sul conflitto in Ucraina.
“Io non posso stare con coloro che con il sovranismo, il populismo e l’opportunismo hanno buttato giù il governo”, ribadisce Di Maio. “Voglio stare con chi crede nella stabilità, nella responsabilità e nelle riforme”.