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ROMA – Di Maio parla dei militari in Libia. Ecco infatti che cosa ha detto il ministro degli affari esteri ieri alle commissioni Esteri di Camera e Senato:
“Cinquecento unità impegnate nella missione Irini non significano 500 militari sul terreno in Libia, ma militari che si alterneranno nella missione navale, aerea e nel comando che è nostro”.
Di Maio parla dei militari in Libia
Inoltre il ministro ha assicurato che l’ipotesi boots on the ground “non esiste nella misura in cui né il mandato dell’Onu né le autorizzazioni del Governo o delle parti esistono in questo senso”. A gennaio Luigi Di Maio aveva partecipato alla Conferenza di Berlino sulla Libia, dichiarando:
“Il blocco delle esportazioni di petrolio indebolisce la Libia e il popolo libico, una delle poche entrate che ha la Libia per sostenere i suoi cittadini. Siamo pronti come Italia a ospitare la prossima riunione per implementare il processo politico”.
Non solo. Dopo la sua visita a Tripoli per incontrare il presidente Serraj e il ministro degli Interni Bashaga, l’esponente del Movimento 5 Stelle aveva scritto su Facebook:
“Continuiamo a lavorare per il rispetto dell’embargo sulle armi e per portare le parti a un cessate il fuoco permanente. La comunità internazionale oggi davanti a sé ha molti dubbi e una certezza, che i bombardamenti del 2011 furono un errore imperdonabile, tanto che ne stiamo ancora pagando le conseguenze. Ma ora è arrivato il momento di dare un segnale diverso”.
Di Maio: “Nessuno come noi conosce la Libia”
Il ministro degli affari esteri, poi, aveva aggiunto quanto segue:
“L’Italia sarà determinante in ogni scelta europea. Nessuno come noi conosce la Libia, nessuno come l’Italia ce l’ha a poche centinaia di chilometri dalle proprie coste. C’è un rischio terrorismo che non possiamo sottovalutare, Paesi che ignorano la pace e che continuano ad armare le parti sul terreno. Non possiamo accettarlo. Stiamo avendo un approccio inclusivo, coinvolgendo tutte le municipalità libiche e dialogando con tutte le realtà”.
L’obiettivo, per Luigi Di Maio, è assolutamente chiaro:
“Ristabilire le adeguate condizioni di sicurezza affinché le nostre imprese possano anche tornare ad investire. Non è una strada, è la strada. Quella del buon senso e di chi ha davvero a cuore il destino del popolo libico e la sicurezza dei suoi cittadini”.