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ROMA – Il presidente del consiglio Mario Draghi lavora al decreto energia, che dovrebbe arrivare giovedì sul tavolo del Consiglio dei ministri, e ai prossimi appuntamenti internazionali, ma deve fare i conti con la “grana” M5s che dice no all’invio di armi all’Ucraina, se non utilizzate in funzione difensiva. Il premier, risultato positivo al Covid la scorsa settimana, è ancora in isolamento a Città della Pieve e tra oggi e domani dovrebbe fare un nuovo tampone di controllo. Intanto però lavora ai dossier sul tavolo, a partire dagli impegni internazionali delle prossime settimane.
Al momento l’ipotesi di un viaggio a Kiev appare in stand-by: la possibilità resta ma per ora non c’è una data, tantomeno nell’immediato. Il primo appuntamento in programma, dunque, è la partecipazione, il 3 maggio, all’Assemblea plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Poi, dal 9 al 12 maggio, Draghi volerà negli Stati Uniti, per l’atteso incontro alla Casa Bianca con il presidente americano Joe Biden. Nell’agenda, subito dopo il Consiglio europeo del 30 e 31 maggio, potrebbe entrare anche un viaggio a Istanbul, per riallacciare i rapporti con il presidente turco Erdogan, che potrebbe avere un ruolo rilevante nella soluzione della crisi in Ucraina.
Draghi lavora a missioni e dl energia, “grana” M5s su armi a Kiev
Ma proprio sull’Ucraina, ieri, si è aperto un fronte interno con il Movimento 5 stelle che si mette nettamente di traverso sull’invio di nuove armi. Sulla questione il Movimento ha due anime, una favorevole e una contraria agli aiuti militari, e ieri il leader Giuseppe Conte ha riunito il Consiglio nazionale pentastellato per trovare una linea comune. E la soluzione, alla fine, certo non avrà fatto piacere a Draghi.
“Ci opponiamo ad aiuti militari che non siano in linea con il legittimo diritto di difesa sancito dall’articolo 51 della Carta dell’Onu e anche a controffensive da parte dell’Ucraina”, ha detto l’ex premier al termine della riunione, chiedendo allo stesso presidente del Consiglio e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di riferire in Parlamento. Questo principio, che punta a evitare una “escalation”, ha aggiunto Conte, per il M5s è “la linea del Piave” e in Parlamento “voteremo conseguentemente” in caso di arrivo di un provvedimento.