Gli italiani faranno il vaccino

Gli italiani faranno il vaccino? Indagine dell’ISS

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Gli italiani faranno il vaccino? La sorveglianza Passi e Passi d’Argento dell’ISS analizza l’impatto della pandemia sulla popolazione

Domenica 27 è il giorno in cui in tutta Europa partirà la campagna di vaccinazione ma: gli italiani faranno il vaccino? E’ la domanda che si è fatto l’Istituto Superiore di Sanità.

Diciassette domande dunque, all’interno della sorveglianza Passi e Passi d’Argento, nei mesi tra agosto e novembre su un campione di 2.700 intervistati, attraverso il modulo Covid.

Una prima risposta dice che il 67% degli intervistati 18-69enni sarebbe disposto a vaccinarsi; metà risponde che lo farebbe senza esitazione, l’altra metà risponde che lo farebbe con molta probabilità.

Nel dettaglio, le persone più istruite sono maggiormente disposte a vaccinarsi; il 71% fra le persone con diploma di scuola superiore o laurea e 56% fra chi ha conseguito al più la licenzia media.

Qualche differenza si osserva invece per risorse finanziarie (69% fra chi non ha difficoltà economiche, il 63% di chi ne ha) e per genere (gli uomini sono più propensi delle donne a vaccinarsi, 74% vs 60%).

Fra gli ultra 65enni inoltre la disponibilità a vaccinarsi è più alta che nel resto della popolazione: l’84% dichiara che sarebbe disposto a farlo (il 57% certamente, il 28% probabilmente).

Non sembrano esserci quindi sostanziali differenze nei sottogruppi della popolazione, si conferma che sarebbero gli uomini più delle donne (il 90% contro il 79%) disponibili a farlo.

In Italia chi farà il vaccino? Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS, guarda all’intera indagine:

I risultati mostrano la responsabilità degli italiani che hanno sostanzialmente rispettato le misure con costanza ma anche con una prospettiva di fiducia nella scienza.

I dati inoltre hanno un valore fondamentale poiché orientano sui bisogni di continuità socioassistenziale.

In questi mesi di emergenza sanitaria, infatti, è necessario alzare il livello di attenzione sui bisogni legati alle conseguenze della “fatica pandemica”; questi dati sono dunque importanti indicazioni soprattutto per la tutela dei più fragili.

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24