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Insultò la Kyenge: arriva la condanna per Calderoli

 

Dal tribunale di Bergamo è arrivata la sentenza di primo grado: per l’insulto di Calderoli alla Kyenge, l’esponente leghista dovrà scontare un anno e sei mesi di carcere.

I fatti

Nel 2013, durante la festa dell’allora Lega Nord a Treviglio, Calderoli aveva dato dell’ “orango” all’allora ministro Cecile Kyenge. In quel periodo, il ministro del Governo Letta decise di non denunciare il fatto, ma la Procura di Bergamo aveva deciso di avviare le indagini di ufficio per Roberto Calderoli.

Le indagini sono partite nel 2015 e non è bastata la difesa dei legali di Calderoli, che si sono appellati all’art. 68 della Costituzione.

In questo articolo, infatti, si legge che un onorevole non può essere responsabile o dover rispondere per dichiarazioni fatte nell’esercizio delle proprie funzioni. Dato che Calderoli si trovava alla festa della Lega Nord, quindi, quello che avrebbe detto non sarebbe dovuto essere oggetto di indagine.

Per questo, era stata chiamata a dire la sua la Consulta, che ha dato parere favorevole alla Procura, indicandole di procedere nei confronti di Calderoli.

La prospettiva della Procura è stata accolta in primo grado da parte del Tribunale di Bergamo, almeno parzialmente.

Cosa dice la sentenza di primo grado

La sentenza di primo grado ha confermato che Calderoli avrebbe diffamato la Kyenge, aggiungendo anche l’aggravante dell’odio razziale. Soddisfazione è stata espressa dall’ex ministro sulla propria pagina Facebook, precisando che non si tratta di una soddisfazione personale:

(…) la decisione del Tribunale di Bergamo conferma che il razzismo si può e si deve combattere (…).

Calderoli si era invece espresso in aula, raccontando la sua versione dei fatti:

Dalle trascrizioni vedo che non ho mai usato la parola ‘orango’, bensì ‘oranghi’, riferendomi a tutto il governo. Intendevo dire che si muovevano come elefanti in una cristalleria.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza di condanna a un anno e 6 mesi per il senatore leghista.

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24

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