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MILANO – La vittoria di Marco Cappato è un po’ la vittoria di tutti coloro che hanno una visione laica della vita. Ora l’eutanasia, o per lo meno il suicidio assistito, non si può più considerare illegale.
Cappato, infatti, ha rimediato un’assoluzione dall’accusa di istigazione al suicidio. La vicenda che lo ha riguardato è quella nota a tutti, in cui il nome di Cappato si era legato a quello di Dj Fabo, con tanto di processo a carico dell’esponente radicale per averlo aiutato a morire in una clinica svizzera.
La vittoria di Marco Cappato
Queste le prime parole di Cappato su Facebook dopo l’assoluzione da parte della Corte d’Assise di Milano relativamente all’accusa di aiuto al suicidio:
“Grazie a chi mi ha sostenuto in questo percorso che ha portato al riconoscimento del diritto di Fabiano di non soffrire più. Ora andiamo avanti per la libertà delle persone che sono nelle condizioni di Davide Trentini”.
L’uomo citato da Cappato era affetto da sclerosi multipla ed è morto in Svizzera nel 2017. Ricordiamo anche che cosa aveva stabilito la Corte costituzionale sul suicidio assistito:
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“La Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile. Fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili. Ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
E ancora:
“In attesa di un indispensabile intervento del legislatore, la Corte ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato. Sulle cure palliative. E sulla sedazione profonda continua. Si verifichino le condizioni richieste e le modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.