«Attacco alla democrazia». Questo e’ il pensiero di Matteo Salvini che attacca i giudici dopo la sentenza che oggi diventa operativa. La Lega Nord si ritrova oggi con i fondi bloccati, per delle irregolarita’ dell’utilizzo di fondi pubblici. Lo ha reso noto proprio il segretario federale leghista durante una conferenza stampa a Montecitorio. Ora, attacca Salvini, non potra’ pagare i plachi di Pontida per la celebre manifestazione.
«C’è chi, usando un pezzettino di magistratura, anche un solo giudice, vuole mettere il bavaglio al dissenso, ad alcuni milioni di italiani che credono nella Lega. Forse dava fastidio che tanti militanti da tutta Italia venissero a Pontida, per una grande giornata di libertà». Questo ha detto durante la conferenza stampa, assicurando che l’evento di Pontida si fara’ comunque, anche se dovesse pagarlo di tasca sua. Domani, ha annunciato poi, vedra’ gli avvocati per capire meglio la situazione, ma non si arrende. «Andremo avanti ancora piu’ forti di prima», ha concluso.
Da Roma “ladrona” arriva un conto di 48 milioni per la Lega
«Tutti i giorni la Lega fa la morale a Roma ladrona ma nessuno che dica che c’è un partito che ha rubato i soldi del contribuente. La Lega deve dare 48 milioni di euro del contribuente. E nessuno ne parla». L’attacco di Matteo Renzi e’ duro, che accusa Salvini di essere sempre in televisione, ma mai a Bruxelles dove il suo seggio rimane sempre vuoto, anche per votazioni importanti come quella di pochi giorni fa, sui fondi per terremotati.
Il caso dei fondi bloccati alla Lega
I giudici di Genova aveva deciso di bloccare i conti correnti di diverse sezioni della Lega, tra cui quelli di Imperia, Bologna, Sanremo, Bergamo e Trento. La decisione e’ arriva questa estate, dopo che i giudici avevano classificato come utili le prove che avevano sottomano, ovvero l’uso di 400.000 euro, utilizzati da Umberto e Renzo Bossi e dal tesoriere Francesco Belsito.
Ma la vicenda si trascina avanti da anni e riguarda un totale di 59 milioni di soldi pubblici mai restituiti, utilizzati come rimborsi elettorale. Questi milioni sono come spariti nel nulla, in un caso che coinvolge oltre al fondatore, anche diversi suoi parenti, Belsito appunto e addirittura il governatore della Lombardia, Roberto Maroni.
Fonte: ansa.it