L’aumento della Tari 2023 sta creando sorpresa e preoccupazione tra i contribuenti italiani. Questa tassa sui rifiuti, a discrezione delle amministrazioni locali, è soggetta a regole e aumenti stabiliti dai singoli Comuni. Mentre in alcune città si registrano aumenti significativi, ci sono anche Comuni dove la tassa è addirittura in discesa. In questo articolo, esploreremo i dettagli della Tari 2023, inclusi gli aumenti, il calcolo dell’importo da pagare e le regole associate. Esamineremo anche le questioni legali legate alla tassa, come la possibilità di impugnare il bollettino secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione. Iniziamo esplorando i Comuni con i maggiori aumenti della Tari e quelli che hanno registrato cali.
Aumenti e diminuzioni della Tari 2023 nei Comuni
I Comuni italiani stanno affrontando una varietà di aumenti della Tari nel 2023. Mentre alcuni Comuni hanno applicato aumenti ragionevoli, altri si trovano di fronte a picchi più significativi. Ecco un’occhiata ai casi più rilevanti:
1. Aumenti della Tari
Napoli guida la lista dei Comuni con aumenti significativi della Tari. Qui, la tassa sui rifiuti registra un aumento del 20%, rappresentando uno dei picchi maggiori nel paese. Altri Comuni come Padova, Ancona, Torino e Perugia hanno anch’essi imposto aumenti della tassa, sebbene più contenuti rispetto a Napoli.
2. Diminuzioni della Tari
Alcuni Comuni, come Milano e Roma, hanno invece registrato un calo nella tariffa della tassa sui rifiuti, sebbene molto lieve. Questi casi sono da considerarsi esemplari, poiché dimostrano una situazione diversa rispetto agli aumenti generalizzati.
La possibilità di impugnare il bollettino della Tari
Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione (ordinanza 1797 del 20 gennaio 2023), i cittadini hanno la possibilità di impugnare il bollettino della Tari se risulta troppo oneroso. La Cassazione riconosce il diritto di impugnare gli atti dell’amministrazione che risultino atipici su pretese tributarie, considerando il bollettino della Tari come una pretesa impositiva impugnabile dal contribuente. Tuttavia, nonostante questa sentenza, gli aumenti della Tari in Italia raggiungono addirittura una doppia cifra, creando ulteriori preoccupazioni per i contribuenti.
Come funziona il calcolo della Tari 2023
Per comprendere meglio il calcolo dell’importo da pagare per la Tari, è importante conoscere le sue basi. Ecco alcune informazioni chiave:
1. Soggetti tenuti al pagamento
La Tari è la tassa sui rifiuti che deve essere pagata da tutti coloro che sono proprietari di un’unità immobiliare o ne fanno uso, inclusi gli immobili locati. Questa tassa si applica anche alle abitazioni principali.
2. Responsabilità di pagamento
Nel caso di locazione, l’obbligo di pagamento della Tari spetta all’inquilino se il contratto di locazione ha una durata superiore ai 6 mesi. Altrimenti, se il contratto è inferiore a tale periodo, è il proprietario ad essere chiamato al pagamento della tassa.
3. Calcolo dell’importo
Il calcolo della Tari tiene conto non solo della superficie dell’immobile, ma anche della quantità dei rifiuti prodotti, in base alla loro tipologia di utilizzo (domestico o non domestico). La tassa è composta da una quota fissa, calcolata sulla base della superficie dell’immobile, e una quota variabile, calcolata sul numero dei componenti del nucleo familiare.
4. Denuncia della Tari
La denuncia della Tari deve essere effettuata entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui è iniziata la detenzione dell’immobile. È importante rispettare questa scadenza per evitare eventuali sanzioni.
Scadenze per il pagamento della TARI 2023
Le scadenze per il pagamento della TARI 2023 sono stabilite dai singoli Comuni in base alle logiche amministrative locali. Sebbene il calcolo e le modalità di pagamento siano disciplinati a livello nazionale, è necessario fare riferimento ai regolamenti e alle informazioni fornite dal proprio Comune per conoscere le date di scadenza della tassa sui rifiuti.
Quando si paga la tari?
Di seguito sono indicati i casi più comuni in cui la TARI viene suddivisa in tre fasi temporali:
- Prima rata: da pagare entro la fine del mese di aprile.
- Seconda rata: da pagare entro la fine del mese di luglio.
- Saldo: importo da versare entro la fine dell’anno.
Tuttavia, è importante ricordare che le scadenze effettive possono variare a seconda del Comune. Per confermare il calendario delle scadenze, è consigliabile seguire le indicazioni fornite dal proprio Comune di riferimento. In alcuni casi, gli enti locali possono anche personalizzare ulteriormente il calendario delle scadenze, prevedendo proroghe a livello locale. Pertanto, è fondamentale fare riferimento alle informazioni specifiche del proprio Comune per evitare eventuali sanzioni.
Modalità di pagamento della TARI
Il pagamento della TARI non segue un calendario uniforme per tutti i Comuni, poiché ogni Comune stabilisce le proprie scadenze e modalità di pagamento. Esistono diverse modalità di pagamento disponibili, tra cui:
-
- Pagamento della TARI con bollettino postale: questa opzione prevede il pagamento tramite bollettino postale che viene inviato ai contribuenti. È possibile effettuare il pagamento presso gli uffici postali o tramite servizi online dedicati.
- Pagamento con MAV (Modello di Pagamento Fiscale): il pagamento tramite MAV consente di effettuare il versamento utilizzando il codice MAV presente sul documento di pagamento inviato dal Comune. È possibile effettuare il pagamento presso gli sportelli bancari, gli uffici postali o tramite servizi online di home banking.
- Pagamento con modello F24: il modello F24 è un modulo di pagamento utilizzato per diverse imposte e tasse. Per il pagamento della TARI con il modello F24, è necessario utilizzare un codice tributo specifico. Il codice tributo da utilizzare per la compilazione dell’F24 per la TARI è il 3944, che deve essere inserito nella sezione “SEZIONE IMU ED ALTRI TRIBUTI LOCALI”.
È importante tenere presente che a partire dal 2021, la tassa TEFA (tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente) deve essere pagata separatamente dalla TARI. Pertanto, è stato introdotto un nuovo codice tributo per la TEFA, oltre al codice tributo per la TARI. Assicuratevi di utilizzare i codici tributo corretti per evitare errori nel pagamento.
Il modello F24 può essere pagato anche online, offrendo tre modalità di pagamento:
-
- Sito di Poste Italiane: è possibile effettuare il pagamento dell’F24 tramite il sito di Poste Italiane. È necessario accedere al sito, selezionare l’opzione “Pagamenti” e seguire le istruzioni per la compilazione del modello F24.
- Sito dell’Agenzia delle Entrate: il sito dell’Agenzia delle Entrate offre anche la possibilità di pagare l’F24 online. È necessario accedere al sito, selezionare l’opzione “Pagamenti” e seguire le istruzioni per la compilazione del modello F24.
- Home banking: se si dispone di un conto corrente presso una banca, è possibile utilizzare il servizio di home banking per effettuare il pagamento dell’F24. Dopo aver effettuato l’accesso al proprio conto, è necessario selezionare l’opzione “Pagamenti” e seguire le istruzioni per la compilazione del modello F24.
D. Pagamento online tramite PagoPA: dal 2021 è possibile effettuare il pagamento della TARI tramite la piattaforma PagoPA, un nuovo strumento di pagamento introdotto per i versamenti verso le pubbliche amministrazioni.
Leggi anche:
- Scopri Quanto le Famiglie Italiane Hanno Dovuto Sborsare in 10 Anni: L’Aumento delle Bollette ti Lascerà Senza Parole!
- Caro bollette e inflazione, Codici: “Fondamentale aiutare chi è in difficoltà”
Come vengono determinate le tasse sui rifiuti (TARI) dai comuni?
L’approvazione dei piani finanziari e delle tariffe della TARI per il 2023 richiede un’attenta valutazione da parte degli enti locali. Il Dipartimento delle Finanze ha recentemente aggiornato le linee guida interpretative per l’applicazione del comma 653 dell’articolo 1 della Legge n. 147/2013, al fine di fornire ulteriore supporto nella determinazione dei costi e nell’utilizzo dei fabbisogni standard come riferimento per la gestione dei rifiuti urbani.
I Fabbisogni Standard e il Finanziamento della TARI
Secondo il comma 653 della Legge n. 147/2013, i Comuni devono considerare i fabbisogni standard nella determinazione dei costi (comma 654) del servizio di gestione dei rifiuti. Il costo di tale servizio deve essere interamente finanziato tramite il relativo prelievo, ovvero la tassa sui rifiuti (TARI), che può essere anche declinata in forma di tariffa corrispettiva.
Le nuove linee guida, in linea con la deliberazione n. 443 del 31 ottobre 2019 dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), definiscono i criteri di calcolo e riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento. Il Metodo Tariffario per il servizio integrato di gestione dei rifiuti per il periodo 2022-2025 (MTR-2) approvato successivamente dall’ARERA, stabilisce l’uso dei fabbisogni standard come benchmark per il calcolo del costo unitario effettivo del servizio di gestione dei rifiuti urbani. In particolare, questi fabbisogni standard vengono utilizzati per determinare il coefficiente di recupero di produttività Xa e per valutare il superamento del limite di crescita annuale delle entrate tariffarie, al fine di garantire il miglioramento della qualità dei servizi e l’integrazione delle attività gestite.
Che si intende per Fabbisogno standard?
Il “fabbisogno standard” è uno strumento utilizzato per calcolare il costo di gestione dei rifiuti per un comune. Questo valore di riferimento viene utilizzato per stabilire quanto dovrebbe costare, in media, la gestione dei rifiuti per ciascuna tonnellata di rifiuti prodotta. Questo valore viene poi moltiplicato per la quantità totale di rifiuti che il comune deve gestire per ottenere il “fabbisogno standard finale” del comune.
Il Ruolo dei Fabbisogni Standard nella Valutazione del Servizio
Le linee guida ribadiscono l’importanza dei fabbisogni standard come strumento obbligatorio di confronto per valutare l’andamento della gestione del servizio di rifiuti da parte degli enti locali. Tuttavia, è fondamentale considerare il richiamo alle “risultanze dei fabbisogni standard” in relazione al complesso processo di determinazione dei costi e alla successiva ripartizione del carico della TARI su ciascun contribuente.
Si sottolinea, inoltre, che le risultanze dei fabbisogni standard sono attualmente disponibili solo per le regioni a statuto ordinario, creando una sfida aggiuntiva per i Comuni che non rientrano in questa categoria.
Nello specifico, le linee guida chiariscono che il fabbisogno standard finale di ciascun comune è determinato dal prodotto di due elementi chiave: il costo standard di riferimento per la gestione di una tonnellata di rifiuti e il numero di tonnellate di rifiuti urbani gestite dal servizio.
Per individuare le “risultanze dei fabbisogni standard”, si fa riferimento al “costo standard” di gestione di una tonnellata di rifiuti, calcolato attraverso un modello statistico di regressione. Questo modello tiene conto dei costi osservati in un ampio campione rappresentativo di comuni, oltre alle variabili gestionali e di contesto che influiscono sul costo stesso. Per determinare il fabbisogno standard di ciascun comune, vengono prese in considerazione diverse variabili, tra cui:
- la percentuale di raccolta differenziata (quanto dei rifiuti viene riciclato piuttosto che finire in discarica)
- la distanza tra il comune e gli impianti di gestione dei rifiuti
- il numero e la tipologia degli impianti regionali
- la percentuale di rifiuti urbani trattati e smaltiti negli impianti regionali
- il metodo di gestione dei rifiuti adottato dal comune
- fattori specifici del comune, come la popolazione, la geografia, e l’economia locale
- le economie/diseconomie di scala
- il metodo di raccolta dei rifiuti (ad esempio, raccolta porta a porta)
- il gruppo o cluster di comuni a cui appartiene il comune.
Il costo standard viene quindi calcolato utilizzando un modello statistico che confronta i costi osservati in un campione rappresentativo di comuni con le variabili sopra elencate.
È importante tenere presente che i fabbisogni standard offrono un punto di riferimento essenziale per valutare l’efficacia e l’efficienza nella gestione dei rifiuti urbani. Consentono agli enti locali di confrontare le proprie performance con quelle di altri comuni, identificando eventuali aree di miglioramento e adottando le misure necessarie per garantire un servizio di gestione dei rifiuti adeguato alle esigenze della comunità.
Hits: 21