Airbag sci, dopo l’incidente di Gisin discussione riaperta? La tragica caduta dello svizzero ha riacceso il discorso della sicurezza in pista
Nella discesa libera in Val Gardena dello scorso sabato, a 130 km, Marc Gisin ha brutalmente impattato con la schiena sulla “Gobba del cammello”: non indossava l’airbag sci.
Un brutto infortunio, che gli ha fatto perdere conoscenza e procurato la frattura di quattro costole, del bacino e commozione cerebrale, che riapre il discorso della sicurezza sulle piste da sci.
L’airbag sci è un’innovativa soluzione e prevenzione che, purtroppo, ancora in molti non utilizzano; infatti pare che ad adottarlo finora sia solo un terzo degli uomini-jet.
In tanti hanno detto “se indossava l’airbag sci non si sarebbe fatto male”. L’airbag salvò Matthias Mayer nel 2015 sempre in Val Gardena.
Lo sciatore austriaco in quella circostanza indossava il dispositivo di sicurezza e i danni furono inferiori: frattura della settima vertebra dorsale.
Il dispositivo di airbag sci è operativo del 1° gennaio 2015, è un dispositivo di sicurezza che si apre nel momento in cui l’atleta è in evidente pericolo di caduta
Dal 2015 dunque, la Fis ha dato l’ok per il suo utilizzo in Coppa del Mondo ma sono ancora in pochi ad applicarlo.
L’innovazione che prende spunto dal motociclismo, è made in Italy grazie all’azienda vicentina Dainese e in quattro anni di studi e investimenti ha messo a punto questa protezione per lo sci: il D-air
L’airbag, è costituito principalmente da un sacco spesso 4,5 mm che gonfio ha un volume interno di 8 litri d’aria.
L’attivazione è elettronica: alimentato da una batteria al litio, mediante un algoritmo in grado di individuare il sopraggiungere di cadute con dinamiche rotazionali o di rolling.
A quel punto il microprocessore espande in 25 millisecondi l’airbag che, attraverso dei microfilamenti in superficie che mantengono la pressione e lo spessore costanti, riesce a proteggere spalle e cassa toracica.
I dubbi degli atleti sono diversi come riporta un articolo del 2015 della Gazzetta dello sport dove alcuni sciatori, dopo averlo provato in Val Gardena hanno affermato:
In pista mi sono sentito impacciato nei movimenti del tronco. Ho chiesto di modificarlo perché ho difficoltà a portare anche le braccia avanti, fondamentali per bilanciarmi. (Werner Heel)
I lavori di personalizzazione non hanno sistemato in realtà il problema di fondo: la tuta. Essa viene confezionata senza considerare l’airbag sci.
Sempre su quell’articolo della Gazzetta Gianluca Rulfi, responsabile dei velocisti azzurri dichiarò:
Gli atleti non sentono l’airbag come una necessità primaria. Deve essere reso obbligatorio, all’inizio almeno per i primi 30 a partire. Se hai paura di perdere un decimo di secondo non lo usi.
Forse, alle soglie del 2019, è necessario fare dell’airbag un obbligo.