BANGKOK: su richiesta del presidente Rodrigo Duterte, il congresso filippino ha approvato oggi a larga maggioranza l’estensione della legge marziale fino al 31 dicembre di quest’anno per l’intera isola meridionale di Mindanao, la seconda per estensione dello Stato asiatico con una forte presenza di fedeli musulmani.
La proroga era stata chiesta dal presidente delle Filippine, in una lettera dello scorso 18 luglio indirizzata al Senato e alla Camera spiegando che la rivolta nel sud della grande isola non sarebbe certamente stata completamente soffocata entro il 22 luglio.
La legge marziale era infatti stata imposta lo scorso 23 maggio per 60 giorni in seguito all’attacco di militanti islamici affiliati all’Isis contro la città di Marawi, dove centinaia di essi resistono ancora oggi all’assedio delle forze di sicurezza.
legge marziale: imposta lo scorso 23 maggio in seguito all’attacco di militanti islamici affiliati all’Isis contro la città di Marawi a Mindanao
Da quella data, sono morte nelle violenze almeno 578 persone. Lo riporta l’Ansa. Tra questi, 428 erano guerriglieri, 105 erano soldati o poliziotti e 45 civili. Inoltre, circa mezzo milione di residenti (sui 18 milioni di abitanti) hanno lasciato le loro case scappando nelle isole vicine.
Il Presidente Duterte boccia Trump: negli Stati Uniti si violano molti diritti umani
Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha declinato l’invito suo omologo statunitense Donald Trump alla Casa Bianca, sostenendo che mai si arrenderà agli Stati Uniti, un Paese che trova “pessimo”. “In nessun momento durante il mio mandato, o anche dopo, andrò in America”, ha detto il capo del governo filippino ai giornalisti.
“Ho visto l’America, e fa schifo. Stanno commettendo molte violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto. Duterte ha subito numerose critiche all’estero per la sanguinosa guerra lanciata contro il narcotraffico nell’arcipelago. A livello bilaterale, il rapporto tra Manila e Washington è peggiorato dopo che ha preso il potere e ha riorientato la sua diplomazia verso Pechino e Mosca.