Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci: alle Scuderie del Quirinale

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Leonardo da Vinci, dal 13 marzo 2019 e fino al 30 giugno, sarà protagonista di una mostra presso le Scuderie del Quirinale. In collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano; e ancora con la Biblioteca Ambrosiana, mostrano il lato tecnico e umanistico del grande scienziato e pittore.

La mostra si svolge in onore del cinquecentenario della morte dell’artista, avvenuta nel 1519.

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Leonardo da Vinci, gli studi e l’esperienza diretta

Leonardo Da Vinci nasce in una cittadina della Val d’Arno in Firenze nel 1452. All’età di 13 anni, entra nella Bottega di Andrea Verrocchio, uno degli artisti più importanti di Firenze. Le sue doti eccezionali di pittore lo fanno subito notare da Lorenzo il Magnifico.

Tra il 1482 e il 1499 si reca a Milano, alla corte di Ludovico Sforza, dove approfondisce gli studi in diversi ambiti; dall’anatomia, alla Botanica, all’ingegneria militare. Ma soprattutto alla scultura e all’idraulica.

Sono tante le mostre che ci hanno riportato ai giorni nostri l’impressionante quantità di disegni e di appunti che non fanno altro che rimarcare la grande curiosità del genio verso tutto quello che lo circondava; ma soprattutto dimostrando il proprio interesse per quella che è definita un’esperienza diretta.

Leonardo è convinto, infatti, che la conoscenza si possa raggiungere solo attraverso lo studio diretto delle cose e dei fenomeni; e di tutto quello che riguarda l’osservazione e la sperimentazione.

Per lui la pittura è la più grande delle Arti, perché in maniera chiara gli permette di sintetizzare quello che è, alla fine, il risultato di tutti quanti i suoi studi. Non a caso parecchi testi, riportano di come Leonardo da Vinci fosse un grande disegnatore; attraverso questo mezzo di espressione, realizzerà tantissimi schizzi.

Ai giorni nostri sono stati ritrovati tantissimi bozzetti, schizzi o semplici e molteplici annotazioni; dettagli e appunti di meccanica, o del movimento dei corpi e quanto altro.

Leonardo Da Vinci, la prospettiva aerea

Leonardo Da Vinci, fu uno dei primi a realizzare un nuovo tipo di prospettiva, denominata prospettiva aerea. Riuscì a disegnare forme nitide e ben delimitate in primo piano, facendogli assumere in lontananza un aspetto più sfocato; uno dei primi disegni conosciuti, con questa tecnica è il paesaggio della Valle dell’Arno;

paesaggio della Valle dell’Arno – 1473, penna e bistro su carta.

un disegno preziosissimo nel quale si evince la profondità dei suoi studi e tutti gli effetti atmosferici che tengono conto della sua straordinaria percezione visiva.

Leonardo è un vero talento che ha lasciato un tesoro dal valore inestimabile per tutte le future generazioni. Fra le opere più famose della prospettiva aerea c’è il famoso quadro dell’annunciazione, che dipinse quand’egli, aveva poco più che 20 anni.

Nell’annunciazione, si riscontra perfettamente la “sua prospettiva aerea”. Attraverso il muretto del giardino, si può riconoscere con la tecnica dello sfumato, il paesaggio.  Questo permette all’artista di mediare molto morbidamente nel paesaggio con giochi di luce e ombra nei quali le figure appaiono avvolte in un’immensa atmosfera.

Annunciazione – 1475 ca. Olio su Tavola, Gallerie degli Uffizi Firenze

Tra i diversi quadri, forse uno dei più famosi, che conduce a un’indagine artistica che è più che altro un’esplorazione sulle sue emozioni.

L’ultima Cena

Leonardo Da Vinci dipinge l’ultima cena sulla parete di fondo del refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano.

Qui, modifica la sua tradizionale iconografia, scegliendo di rappresentare il momento in cui Gesù annuncia gli apostoli “Uno di voi mi tradirà”.

L’Ultima cena – 1494/1497, Tecnica mista su muro 460×880

L’annuncio, forte e inaspettato, provoca emozioni e agitazione; le stesse, attraverso la pittura, sono trasportate da uno straordinario Leonardo, attraverso lo sguardo dello spettatore notando quelle che sono le reazioni emotive ed intense dei presenti alla cena.

L’azione voluta della rappresentazione vuole proprio mostrare i moti dell’animo, tramite l’espressione dei volti e dei gesti delle mani di ogni Apostolo.

I diversi sentimenti rilevano dissimili di sconcerti e incredulità; tutto unito al timore e alla paura. Dove si scorge anche il totale rifiuto.

La scena appare come se l’attimo fosse rimasto bloccato nel tempo un Cristo isolato al centro, sullo sfondo di un paesaggio in controluce, che va a sostituire l’aureola.

La sua tecnica inconfondibile, la vediamo anche in due dei ritratti più famosi al mondo.

Leonardo Da Vinci: i ritratti e l’apoteosi della sua espressività

La Dama con l’ermellino che ritrae Cecilia Gallerani, una fanciulla amata da Ludovico Sforza, da la possibilità a Leonardo di comunicare una vivacità interiore. Sebbene molto dominata. Sceglie la posizione di tre quarti, con la testa ruotata in direzione opposta, creando un chiaro effetto di tridimensionalità. L’Ermellino è il simbolo dell’equilibrio e del Candore (in greco si dice galé; l’animale quindi, riferisce sia al nome della ragazza, sia alla virtù).

La dama con l’ermellino, 1485/1490, olio su tavola 54×40,3 – Cracovia, Czartoryski Muzeum

La posizione del busto indica che qualcuno è entrato all’improvviso nella stanza e lei lo osserva; lo stesso ermellino è attirato dal suono. Grazie allo sfumato rende i contorni morbidi e mutevoli. Non esiste la fusione tra sfondo e figura.

Differente appare la Gioconda, su cui tanto si è detto. Il dipinto più celebre, (la Monna Lisa sposa di Francesco Giocondo, un ricco mercante di Firenze) arriva ai nostri giorni con un alone di mistero e ambigua origine.

La gioconda, 1503/1506, Olio su tavola – Museo del Louvre di Parigi

Il vago ed enigmatico sorriso, lo sguardo che ti segue ovunque tu sia nella stanza, la rende magnetica. Lo spettatore è volutamente portato a chiedersi sulla sua reale identità.

La prospettiva Aerea, il paesaggio dai toni sfocati e azzurrognoli, lascia appena scorgere le figure di lontananza.

Il tutto come se una leggera foschia avvolta nel mistico donasse al quadro maggiore intensità. Il volto di Monna Lisa esprime un po’ quell’inquietante aspetto che sembra voler comunicare con lo spettatore.

I livelli più alti della tecnica leonardesca qui sembrano toccare l’apice della sua espressività.

Leonardo Da Vinci è considerato il pittore dei “moti dell’Anima” e affida le sue emozioni ai gesti e agli sguardi che sono l’apoteosi della sua espressività.

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24