A 91 anni è morto l’inventore del mouse. Uno dei pionieri della moderna interfaccia informatica è deceduto. Il New York Times riferisce che William “Bill” English è morto il 26 luglio per insufficienza respiratoria all’età di 91 anni. Oltre a Douglas Englebart presso lo Stanford Research Institute, English ha contribuito a sviluppare il primo mouse del computer. Ha anche messo insieme una “Mother of All Demos” del 1968 che delineava molti concetti che sarebbero arrivati ai PC nel corso dei decenni, come interfacce grafiche utente, editing di testo online, videochiamate e collegamenti ipertestuali.
Morto l’inventore del mouse a 91 anni: l’influenza sul futuro della tecnologia
Mentre Englebart era considerato il visionario, English era una delle uniche persone che afferrava veramente le idee e aveva il talento per realizzarle. Ha costruito il mouse dopo che Englebart ne ha disegnato uno schizzo, per esempio. Mentre Englebart stava dimostrando i prototipi di quell’evento del 1968, English stava orchestrando le cose dietro le quinte.
Non è difficile vedere l’eredità di English. Mentre i touchscreen sono sempre più comuni, molte delle altre funzionalità che lui e Englebart avevano previsto sarebbero state perfezionate in luoghi come Xerox PARC. Inoltre, avrebbero trovato la loro strada nel mainstream, dove ancora oggi dominano. In tal senso, English potrebbe far sentire la sua presenza per decenni a venire.
Potremmo dire, dunque, che oltre all’eredità lasciata da English, l’inventore del mouse, anche la tecnologia dei prossimi decenni sarà opera sua, o comunque dell’evoluzione delle sue idee. In precedenza aveva anche anticipato una sorta di prototipo di tablet e smartphone. Ha lavorato allo Stanford Research Institute collaborando all’epoca alla costruzione del California Digital Computer. Il primo prototipo di mouse è nato nel 1964, mentre il brevetto fu registrato nel 1970. Si tratta dunque, senza dubbio, di un personaggio dalla spiccata intelligenza e dalle profonde conoscenze informatiche.
Fonte immagine copertina: Il Fatto Quotidiano