Napoli e turn-over: con Sarri questi termini sono agli antipodi. La gara con il Chievo ha evidenziato ancora una volta la ritrosia del tecnico ai cambi. Contro i cliebnsi tre elementi nuovi rispetto alla gara con il City, ma, uno, Mario Rui, per necessità. Gli altri due, Zielinski e Diawara, sono i “soliti noti”. I partenopei, continuano ad avere una coperta corta e questo, alla lunga, rischia di pagarsi.
Lo abbiamo detto più volte, ma, la gara di domenica ha dato la sua ulteriore risposta: questo è un Napoli anni sessanta.
Sarri e l’allergia al turn-over
Sarri fin qui ha usato la sua rosa con il contagocce. Tolti l’undici base, solo Zielinski, Diawara, Chiriches e Milik hanno avuto qualche chanche di giocare titolare. Con l’infortunio dell’ex Ajax, sono rimasti in tre. Mario Rui, ieri, ha visto il campo solo perchè Ghoulam si è rotto. Prima di allora, solo 4 minuti in campo. Rog, Ounas e Giaccherini sono solo subentrati. In tre sommano 240 minuti di gioco in serie A.
Maksimovic ha giocato una gara dall’inizio, contro la Spal) e sommato 11 panchine. A Napoli, giocare, è impossibile. E questo, ala lunga, si paga. E’ impensabile che gli undici titolari di Sarri reggano sessanta gare. I maligni pensano anche che il tecnico punti a farsi cacciare da Champions prima ed Europa League (se la squadra finisse terza nel girone, ndr) poi per concentrarsi solo sulla serie A.
La fatica che distrugge
La gestione degli uomini di Sarri rischia di essere un boomerang. Dopo la sosta per il campionato, la squadra non si fermerà più fino all’anno nuovo. Se il tecnico continuerà a insistere nella sua tattica, la squadra può scoppiare. Non solo in termini di fiato, ma anche di infortuni. Ghoulam, prima di rompersi, aveva saltato solo 4 minuti.
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Ad oggi, il tridente Callejòn-Mertens-Insigne ha giocato 2988 minuti su 3240. Significa che in tre hanno saltato meno di tre gare. Un dato che dovrebbe far riflettere. Lo scudetto si vince anche coinvolgendo tutta la rosa. Cosa che Sarri sembra non aver compreso.