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Rapporto Svimez e gli effetti della manovra fiscale. Nel biennio 2019-20 il Sud beneficerà di circa il 40% delle minori entrate e di oltre il 40% delle maggiori spese
Il Rapporto Svimez ha stimato gli effetti della manovra di Bilancio sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno, sulla base della ripartizione territoriale degli interventi previsti.
Nelle sue linee essenziali le misure espansive andrebbero a vantaggio del Mezzogiorno.
Questo perché le spese per le quali si prevede l’incremento più significativo sono quelle delle prestazioni sociali e dei consumi collettivi: (Quota 100) e il Reddito di cittadinanza.
Nel Rapporto Svimez si legge:
L’impatto dei provvedimenti contenuti nella manovra sull’evoluzione del PIL al Centro-Nord e al Sud, darebbe un impulso positivo nel Mezzogiorno di circa lo 0,3% nel 2019.
Impulso previsto del prodotto lordo dell’1%, e di poco più dello 0,4% nel 2020 sul PIL allo 0,9% ipotizzato.
Nel Centro-Nord, i valori risultano decisamente inferiori, quasi lo 0,2% nel 2019 e 0,24% nel 2020.
La Svimez ha altresì valutato anche l’effetto dell’ampliamento dello spread al Centro-Nord e nel Mezzogiorno, ipotizzando che nel 2019 e nel 2020 sia di poco inferiore ai 300 punti
Un’ascesa stabile dello spread sui livelli attuali comporterebbe una minore crescita nel 2019 di circa lo 0,33% e nel 2020 dello 0,35%.
Nel Centro-Nord l’effetto sarebbe, invece, dello 0,22% il prossimo anno e dello 0,25% il successivo.
Da queste cifre scaturiscono due considerazioni:
- un incremento stabile nel costo del debito limita fortemente l’efficacia espansiva delle misure redistributive adottate.
- un incremento elevato al sud, si rifletterebbe in un razionamento dei prestiti alla clientela.
E ciò colpirebbe di più gli investimenti delle imprese meridionali, le quali hanno maggiori bisogni finanziari che non sempre riescono a soddisfare.
Dati questi elementi, il Rapporto Svimez stima per il 2019, all’interno di un rallentamento ulteriore dell’economia italiana, un leggero recupero dell’economia del Sud e un rallentamento di quella del Centro-Nord:
- nel Sud il PIL all’1,4% del 2017 scende allo 0,8% nel 2018 per poi risalire all’1% nel 2019;
- nel Centro-Nord, invece, la caduta è continua dall’1,5% del 2017 all’1,3% del 2018, all’1,1% del 2019.
Sempre nel 2019, gli investimenti totali, dopo una crescita sostenuta, resterebbero positivi ma con percentuali più contenute: 2,6% nel Mezzogiorno, 2,9%, nel Centro-Nord.
Per quel che concerne il Reddito di cittadinanza, il Rapporto Svimez è pessimista sul raggiungimento delle 780 euro indicati dal Governo
Secondo la stima della Svimez infatti, il raggiungimento di tale soglia richiederebbe uno stanziamento di circa 15 miliardi.
Con le risorse attuali, prendendo a riferimento le famiglie con ISEE inferiore a 6mila euro, è possibile erogare un sussidio compreso tra:
- i 255 euro per una famiglia monocomponente.
- i 712 per una con 5 o più componenti,
- per un totale di circa 1,8 milioni di famiglie.
Ciò avvantaggerà il Mezzogiorno che assorbirà circa il 63% del Reddito di Cittadinanza.
Considerando che i beneficiari del Reddito di cittadinanza si concentreranno al Sud, un primo limite è dato dal fatto che si tratta di una misura esclusivamente monetaria.
Un sistema non mitigato da meccanismi di premialità a chi integra il sussidio con redditi di lavoro, come avviene in altri Paesi.
Inoltre, l’efficacia di un sussidio monetario in zone, quali le periferie urbane e aree interne, dipenderà dal collegamento tra il beneficio economico e la partecipazione a programmi di attivazione e di accettazione di offerte di lavoro.
E ciò, nel Mezzogiorno soprattutto, rischia di non potersi realizzare per le attuali, scarse potenzialità dei Centri per l’impiego.
Infine, solo la effettiva disponibilità di posti di lavoro nelle aree meridionali può consentire di non trasformare questa misura in assistenziale.
Secondo la Svimez quindi:
è necessario creare un sistema integrato di servizi per le fasce più deboli della popolazione, attraverso interventi mirati volti a contrastare:
- l’abbandono scolastico,
- a integrare i servizi socio-sanitari (asili nido, strutture socio assistenziali per anziani),
- a rafforzare le politiche attive del lavoro migliorando così la qualità della vita.