Riscaldamento domestico e PM10, c’è un legame? Uno studio ha messo in evidenza come lo sforamento dei parametri non dipenda solo dalle emissioni di traffico e agricoltura
Anche l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr presente nella ricerca che ha analizzato i legami tra il riscaldamento domestico e PM10.
In tal senso dunque si è mostrato e quantificato l’effetto delle emissioni di combustione di biomasse sulle trasformazioni chimiche responsabili della formazione di particolato secondario.
Uno studio, pubblicato su Pnas, che ha riguardato l’area della Pianura Padana; quella cioè che, nonostante il lockdown e le restrizioni, vede sforamenti continui.
Marco Paglione ricercatore del Cnr-Isac e autore dello studio a tal proposito afferma:
Gran parte del PM in Pianura Padana è di origine secondaria, formato cioè a partire da precursori gassosi che reagiscono in atmosfera.
I meccanismi con cui questi inquinanti si trasformano in particolato sono ancora oggetto di studio, anche perché nei mesi freddi la radiazione solare è ridotta al minimo.
Uno studio che apre anche nuove prospettive
Marco Paglione infatti spiega altresì come la ricerca abbiamo mostrato che:
Il particolato secondario si formi rapidamente anche attraverso trasformazioni chimiche degli inquinanti che avvengono in assenza di radiazione (dark aging); a loro volta promosse dalla presenza di particelle liquide in atmosfera, come la nebbia.
Finora si riusciva a stimare l’effetto di queste reazioni sulla formazione di PM secondario a partire da sorgenti da traffico e agricoltura (particolato da nitrato di ammonio).
Il nostro studio evidenzia come anche le emissioni da combustione di legna per il riscaldamento domestico; come quelle di stufe a legna e pellet, subiscano la stessa sorte, contribuendo alle concentrazioni totali di PM in maniera più sostanziale di quanto supposto finora.
Questi risultati chiariscono i contributi delle specifiche sorgenti invernali di PM in Pianura Padana così come in altre regioni del mondo; offrendo al tempo stesso opportunità di nuovi sviluppi dei modelli previsionali per la qualità dell’aria.
Ricordiamo infine che lo studio è coordinato dal Centro Studi per la Qualità dell’Aria e il Cambiamento Climatico della Foundation for Research and Technology Hellas (C-STACC) di Patrasso in Grecia.