Roundup, lanciato dalla Monsato è un prodotto a base di Glifosato, un erbicida cancerogeno acquistato dalla Bayer.
Il colosso Farmaceutico Tedesco, a seguito della denuncia di Dwayne Johnson, malato di tumore è condannato dalla corte di San Francisco in primo grado.
La Bayer dovrà pagare i danni causati dal diserbante al giardiniere Californiano.
In tribunale l’accusa dimostra alla giuria, senza possibilità di equivoci, gli effetti cancerogeni del prodotto.
Nonostante il ricorso in appello, la corte conferma il verdetto riducendo solo il risarcimento.
Intanto la multinazionale crolla in borsa e perde l’11%.
Roundup, il diserbante cancerogeno della Monsato
Il giardiniere Californiano Dwayne Johnson, ha dichiarato che il suo tumore è provocato dal prodotto della Monsato.
L’azienda, nel giugno del 2018 è acquistata per un valore di 62 miliardi di dollari dalla Bayer. Il prodotto incriminato è a base di Glifosato, che mette sotto accusa la multinazionale, condannata in primo grado al risarcimento.
Da una prima somma di 289 mila dollari, la pena in appello è ridotta a 78,5 milioni di dollari (circa 68 milioni di euro). La multinazionale Tedesca perde l’11% in borsa e ritiene la pena eccessiva.
Il Tribunale di San Francisco al contrario si dimostra irremovibile, poiché le prove schiaccianti dell’accusa non lasciano spazio a sommarie spiegazioni. Roundup è dannoso.
Il ricorso in appello, riduce l’ammontare del danno. La sentenza è a carico del giudice Suzanne Ramos Bolanos.
I legali di D. Johnson si sono dichiarati molto contrariati dalla scelta, anche se comunque soddisfatti che almeno il verdetto sia rimasto tale.
Tuttavia l’assistito potrebbe non accettare il risarcimento e procedere con la causa.
Il problema nasce dal fatto che su uno studio condotto anche su altri prodotti, il Glifosato presente, espone ad alti fattori di rischio.
La Bayer, (oltre all’acquisto della Monsato) si ritrova adesso a farsi carico anche delle diverse azioni legali ereditate dalla stessa.
Il legale di Johnson, Brent Wisner sostiene che questa causa è solo una delle tante. Il vero problema è alla radice: l’erbicida è tossico e deve essere rimosso dal mercato.
Conclusioni e previsioni
La Multinazionale Tedesca è decisa a ricorrere in appello. Intanto, il vicepresidente della Monsato, Scott Partridge, dichiara che la corte è stata troppo severa.
Secondo Partridge la stessa storia dell’erbicida, vecchia di 40 anni, dimostrerebbe l’opposto di quanto dichiarato in aula.
Eppure, i legali della difesa hanno prove inoppugnabili.
Da una serie di e-mail private è risultato che, in base ad uno studio condotto dall’azienda stessa, le affermazioni che il prodotto sia dannoso sono inequivocabili.
Nei prossimi giorni si attendono nuove delucidazioni sul caso.