Device a pagamento

Device a pagamento: Google e la multa di Bruxelles

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Device a pagamento;  tempi duri per Google che deve recuperare 4.3 miliardi di euro a seguito della multa UE per le violazioni antitrust.

Nei giorni scorsi è pervenuta la notizia che Google, a seguito della multa ricevuta, renderà definitivo un cambiamento che vedrà coinvolte le aziende di telefonia mobile.

In sostanza I produttori di smartphone, tablet e device dotati di sistema operativo mobile, dovranno pagare a Google una tassa per l’utilizzo dei suoi prodotti.

Vediamo come funziona.

Device a pagamento, come cambieranno le cose

I produttori di smartphone e dispositivi che sfruttano prevalentemente sistema operativo Android dovranno pagare un contributo a Google.  Quindi Device a pagamento. Fin qui tutto chiaro.

La decisione di pagare tale ammenda, di cui al momento non si conosce l’importo esatto, serve per la commercializzazione dei loro prodotti in Unione Europea.

L’azienda Statunitense, famosa per i suoi innumerevoli servizi, a seguito della decisione presa ai vertici di Bruxelles, si adatta a modificare le licenze sul SO.

Al fine di evitare altre sanzioni quindi, dichiara che in data 29 ottobre 2018, i produttori dovranno adattarsi al cambiamento.

La penale, arrivata dopo un anno di indagini, ha evidenziato che Google ha obbligato i produttori di smartphone a pre-installare Google Search e a settarlo come app di ricerca predefinita .

In questo modo, Google ha adoperato  Android come mezzo  per dominare con il suo motore di ricerca.

Si evidenzia quindi, l’impossibilità da parte della concorrenza di optare per una sana rivalità. Così pure l’impossibilità di far godere, ai diversi utenti, di altri benefici.

Tutto ciò, in base all’antitrust è illegale, così Bruxelles che aveva già multato Google lo scorso anno con una sanzione di 2,4 miliardi di Euro, per abuso di posizione dominante, sta volta ha rincarato la dose.

L’azienda proprietaria del sistema operativo mobile, non sarà più costretta a installare il pacchetto completo delle APP di Google, ma avrà comunque la possibilità di poterla utilizzare adattando il codice sorgente.

Per gli utenti, l’unico eventuale cambiamento ora riscontrabile, potrebbe essere un aumento del costo del prodotto stesso.

I FORK in aiuto ai produttori di device Android

I grandi produttori di Smartphone, come Huawei o Samsung fino ad oggi potevano utilizzare gratuitamente Android. L’unico obbligo era di installare, come detto il pacchetto completo dei servizi Google.

Oggi al contrario, dovranno pagare un contributo che comprende l’utilizzo del Browser Chrome e Google search. Mentre per Play Store, soprattutto nel caso di app come you tube, Gmail e Maps, ci vorrà una licenza a pagamento in più.

I “fork” sono dei software personalizzati. Probabilmente le multinazionali si difenderanno realizzando in questo modo, lo sviluppo di diverse applicazioni. In questo caso il Play Store potrebbe essere comunque installato “di serie”.

Un esempio pratico è il Fire OS sviluppato da Amazon che potrebbe anche decidere di fornire il Play Store e servizi Google sui suoi dispositivi.

 

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24