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Qualcuno ha urlato al complotto eppure non c’era nessun topo spaziale sul motore della SpaceX. Si tratta di ossigeno solidificato attorno all’ugello del motore della Dragon 2, la capsula ha portato sulla Stazione Spaziale Internazionale i due astronauti Douglas Hurley e Robert Behnken.
Capiamo insieme cosa è successo.
La bufala del topo spaziale
“C’è un topo sul motore del razzo” questa frase è rimbalzata su Twitter diverse ore dopo la diretta dell’ultimo lancio della SpaceX. In uno spezzone della diretta stessa si vedrebbe un “topolino” camminare spensierato sopra l’ugello del motore Merlin del secondo stadio. Si tratta della prova inconfutabile che il lancio è stato registrato in studio? A molti sarebbe bastata questa breve sequenza video per accusare la SpaceX e la Nasa di aver falsificato il lancio. Le motivazioni sarebbero delle più disparate: dall’aumentare l’influenza mediatica al perpetrare l’inganno dell’uomo nello spazio. Le prove a sostegno della presenza dell’uomo nello spazio extra-atmosferico sono molteplici, eppure è bastato un topolino spaziale. Peccato che si tratti di ossigeno solidificato.
Il topo sul motore della SpaceX: la spiegazione scientifica
Non c’è nessun topo spaziale sul motore della SpaceX: è ossigeno che si è solidificato attorno all’ugello di scarico.
Sopra quella conduttura che serve a convogliare il gas di spinta, c’è un valvola di sfiato per l’ossigeno liquido contenuto nel serbatoio a temperature criogeniche. Per evitare che il serbatoio sovra-pressurizzi, si utilizza quello che in gergo è chiamato “venting“: una quantità di ossigeno liquido fuoriesce dalla valvola di sfiato e, al contatto con le condizioni ambientali esterne, si solidifica. Il principio è il “congelamento sotto vuoto”: un elemento al di sotto di determinati valori di pressione e temperatura (il cosiddetto “punto triplo“) assume solo forma solida o gas. Il vuoto rappresenta l’ambiente perfetto per questo fenomeno. Solo le molecole ad alta energia dell’ossigeno evaporano all’istante a contatto col vuoto e le rimanenti si solidificano all’istante, per poi evaporare a loro volta, dopo diversi minuti rimaste a contatto con l’ugello incandescente.
Fonte foto: Nasa Tv