Una nuova ricerca presso la Washington University School of Medicine di St. Louis indica che tre nuove varianti del virus a rapida diffusione che causano il Covid-19 possono eludere gli anticorpi che agiscono contro la forma originale del virus che ha scatenato la pandemia. I ricercatori hanno scoperto che sevono più anticorpi per neutralizzare le nuove varianti. Ciò però rappresenta una piccola eccezione, rispetto al numero di varianti esistenti. I risultati, da esperimenti di laboratorio e pubblicati il 4 marzo su Nature Medicine, suggeriscono che i farmaci e i vaccini contro il Covid-19 sviluppati finora potrebbero diventare meno efficaci man mano che le nuove varianti diventano dominanti. I ricercatori hanno preso in esame le varianti provenienti dal Sud Africa, del Regno Unito e del Brasile.
“Siamo preoccupati che le persone che si aspettano di avere un livello più alto di anticorpi perché hanno avuto il Covid-19 o sono state vaccinate contro di esso, potrebbero non essere protette contro le nuove varianti“, ha spiegato l’autore senior Michael S. Diamond, PhD, il professore di medicina Herbert S. Gasser. “C’è un’ampia variazione nella quantità di anticorpi che una persona produce in risposta alla vaccinazione o all’infezione naturale. Alcune persone producono livelli molto alti e sarebbero ancora probabilmente protette contro le nuove, preoccupanti varianti. Ma alcune persone, specialmente le persone anziane e immunodepresse, potrebbero non produrre livelli così elevati di anticorpi. Se il livello di anticorpi necessari per la protezione aumenta di dieci volte, come indicano i nostri dati, potrebbero non averne abbastanza. La preoccupazione è che le persone che hanno più bisogno di protezione siano quelle meno probabili per averlo“.
Vaccini Covid-19 contro le varianti: il risultato degli studi
Il virus che causa Covid-19, noto come SARS-CoV-2, utilizza una proteina chiamata spike per attaccare e penetrare nelle cellule. Le persone infettate da SARS-CoV-2 generano gli anticorpi per difendersi contro la proteina spike. I tre vaccini autorizzati dalla Food and Drug Administration (FDA) per l’uso in emergenza per la pandemia negli Stati Uniti – realizzati da Pfizer/BioNTech, Moderna e Johnson & Johnson – hanno tutti raggiunto buoni risultati per l’immunità dei vaccinati. Essi infatti sviluppano potenti anticorpi anti-spike per il primo ceppo tradizionale di SARS-COV-2.
I virus mutano sempre. Tuttavia per quasi un anno le mutazioni non hanno rappresentato un grave problema. Ad esempio in inverno i ricercatori hanno scoperto le varianti diffuse nel Regno Unito, in Africa, in Brasile e altrove. In particolare, però, esistono alcune varianti che preoccupano. Esse presentano tutte mutazioni multiple nei loro geni spike, che potrebbero ridurre l’efficacia dei farmaci e dei vaccini mirati agli spike ora utilizzati per prevenire o trattare il Coronavirus. Le varianti più preoccupanti prendono i nomi di B.1.1.7 (dal Regno Unito), B.1.135 (dal Sud Africa) e B.1.1.248, nota anche come P.1 (dal Brasile).
Come hanno studiato le varianti
Per valutare se le nuove varianti potessero eludere gli anticorpi prodotti per la forma originale del virus, i ricercatori hanno testato la capacità degli anticorpi di neutralizzare tre varianti di virus in laboratorio. Hanno testato le varianti contro gli anticorpi nel sangue di persone che si erano riprese dall’infezione da SARS-CoV-2 o erano state vaccinate con il vaccino Pfizer. Hanno anche testato gli anticorpi nel sangue di topi, criceti e scimmie che erano stati vaccinati con un vaccino sperimentale, sviluppato presso la Washington University School of Medicine, che può essere somministrato attraverso il naso. La variante B.1.1.7 (Regno Unito) potrebbe essere neutralizzata con livelli di anticorpi simili a quelli necessari per neutralizzare il virus originale. Ma le altre due varianti richiedevano da 3,5 a 10 volte più anticorpi per la neutralizzazione.
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