Via Lattea: Scoperta un’insolita evoluzione della nebulosa planetaria HuBi 1

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I ricercatori dell’Università di Hong Kong, dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía (IAA-CSIC) in Spagna e di scienziati provenienti da Argentina, Messico e Germania hanno scoperto l’insolita evoluzione della stella centrale della nebulosa planetaria HuBi 1, nella galassia della Via Lattea. La scoperta getta luce sull’evoluzione futura e, cosa più importante, sul destino finale del Sole.

Nebulosa planetaria HuBi 1 (a sinistra) a confronto con un’altra nebulosa planetaria Abell39 (a destra, a 6800 anni luce dal nostro sistema solare). Abell39 è un caso archetipico da manuale di una nebulosa sferica che circonda una stella centrale luminosa (una nana bianca), la sua nebulosa è composta da gas ionizzato ricco di idrogeno. HuBi 1, la sua stella centrale ha subito una “rinascita”, ha una struttura a doppio guscio – un guscio esterno ricco di idrogeno e un guscio interno ricco di azoto.

Via Lattea: scoperta nebulosa planetaria che getta una nuova luce sul destino del Sole

L’Instituto de Astrofísica de Andalucía (IAA-CSIC) in Spagna, il Laboratorio per la ricerca spaziale (LSR) dell’Università di Hong Kong (HKU) e un team internazionale composto da scienziati provenienti da Argentina, Messico e Germania hanno scoperto l’insolita evoluzione di una stella centrale di una nebulosa planetaria nella Via Lattea. Questa straordinaria scoperta getta una nuova luce sull’evoluzione futura e, cosa più importante, sul destino finale del Sole. Su Nature Astronomy è stata pubblicata la scoperta di una nebulosa planetaria, il cui materiale ionizzato circonda una nana bianca. Il gruppo di ricerca ritiene che questa struttura di ionizzazione della nebulosa è il risultato della stella centrale che sta attraversando una fase di “rinascita”, mediante espulsione di materiale dalla sua superficie, venendo a creare uno “shock”. Le nebulose planetarie sono nuvole di gas ionizzato formate dagli involucri ricchi di idrogeno di stelle di massa bassa e intermedia, espulse in fasi evolutive tardive. Man mano che queste stelle “invecchiano”, generalmente si spogliano dei loro strati esterni formando un “vento”. Quando la stella passa dalla sua fase di gigante rossa per diventare una nana bianca, diventa più calda e inizia a ionizzare il materiale nel vento circostante. Ciò fa sì che il materiale gassoso più vicino alla stella diventi altamente ionizzato, mentre il materiale gassoso più lontano lo sia meno. Studiando la nebulosa planetaria HuBi 1 (distante 17.000 anni luce) il ricercatore Martín Guerrero ha scoperto che le regioni interne di HuBi 1 sono meno ionizzate, mentre le regioni esterne di più. Il team di astrofisici, analizzando la stella centrale, ha scoperto che la nebulosa interna è stata interessata dal passaggio di un’onda d’urto: il materiale stellare si è raffreddato per formare polvere circumstellare, venendo ad oscurare la stella; questo spiega bene perché la luminosità ottica della stella centrale è diminuita rapidamente negli ultimi 50 anni. In assenza di fotoni ionizzanti, la nebulosa esterna è diventata neutrale. Gli autori concludono che, poiché HuBi 1 ha la stessa massa del Sole, questa scoperta fornisce uno sguardo ad un potenziale futuro per il nostro sistema solare.

Conclusioni: quale sarà il futuro del nostro sistema solare?

Dr Xuan Fang ha affermato che la straordinaria scoperta risolve una lunga questione riguardante il percorso evolutivo delle stelle centrali ricche di metallo delle nebulose planetarie. Il Dr Fang ha osservato l’evoluzione di HuBi 1, sin dal 2014, utilizzando il telescopio Nordic Optical Telescope ed è stato tra i primi astrofisici a scoprire la sua struttura di ionizzazione “invertita”. “Dopo aver notato la struttura di ionizzazione invertita di HuBi 1 e la natura insolita della sua stella centrale, ci siamo resi conto che avevamo catturato HuBi 1 nel momento più interessante in cui la sua stella centrale subiva un breve processo di “rinascita” per evolversi in una stella povera di idrogeno e di metallo ricco, che è molto raro nell’evoluzione delle nane bianche.“. Il dott. Fang, tuttavia, ha affermato che la scoperta non altererebbe il destino della Terra.

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24