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Un morto ed un ferito, questo è il bilancio dello scoppio di un’auto avvenuto nel pomeriggio del 9 aprile a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, nel calabrese.
A farne le spese sono stati Matteo Vinci di 42 anni, morto sul colpo, ed il padre Francesco Vinci (70), ferito gravemente e trasportato al centro grandi ustionati dell’ospedale di Palermo.
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Le prime indagini
Il tutto è avvenuto intorno alle 15 in località Cervolaro di Limbadi, nel vibonese. Quello che inizialmente pareva sembrare un fortuito scherzo del destino provocato dallo scoppio della macchina a causa del metano con il quale la vettura era alimentata, si è rivelato poco dopo essere un probabile attentato con una bomba posizionata nel vano portabagagli. A questo sono arrivati gli artificieri dei Carabinieri, dopo una prima disamina della vettura effettuata sul posto.
I ruoli svolti da Matteo Vinci
La vittima, ex rappresentate di medicinali, si era candidata nel 2015 alle elezioni comunali di Limbadi nella lista “Limbadi libera e democratica”, ma non era riuscito ad essere eletto. Lo stesso, qualche anno prima, era stato arrestato insieme al padre in seguito ad una rissa avuta con i vicini di casa, imparentata con la famiglia Mancuso, da sempre ritenuta al vertice della ‘ndrangheta calabrese. Gli inquirenti non azzardano, per ora, alcun collegamento tra i fatti posti in essere, ma l’attenzione per l’attentato è, comunque, altissima.
Delle indagini si stanno occupando i carabinieri di Vibo Valentia, i quali si rapportano sia con la Procura di Vibo Valentia che con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.