Anziani nella fase 3, le regole da seguire. I contagi si riducono, i decessi anche al pari dei ricoveri in terapia intensiva, la nuova normalità è arrivata
Ma gli anziani nella fase 3, come si devono comportare? Sono stati i soggetti più colpiti durante la fase più acuta della pandemia, qualcuno ha superato il Covid-19 altri purtroppo no.
Ora che la nuova normalità è iniziata, per loro comincia un nuovo percorso di vita fatto di vaccinazione antinfluenzale, prudenza, sano stile di vita e il senso di ascolto del proprio organismo.
Questi sono i principi cardine di cui i nostri nonni dovevo tener conto in questa fase di ripartenza così come spiega il presidente della Sigg (Società italiana di geriatria e gerontologia), Raffaele Antonelli Incalzi:
In questo momento valgono le norme di precauzione generale che dobbiamo continuare a rispettare. In più c’è qualche precauzione addizionale da seguire, specie se si è affetti da patologie croniche.
Bisogna avere attenzione a se stessi e cogliere, con tempestività, eventuali variazioni nello stato di salute, senza però cadere nell’ansia e nella paranoia.
Una persona di 75 anni, con scompenso cardiaco, insufficienza renale e bronchite cronica io eviterei che stia in luoghi chiusi e affollati. In alcuni negozi è sempre importante che prenda appuntamento.
Il ruolo delle patologie pregresse nel rendere mortale il contagio da Coronavirus
Nel nostro paese, all’inizio della pandemia si è messe in risalto come le malattie croniche e non esistenti in un paziente, facessero da complicanza al Covid.
Un aspetto che tuttora è messo in risalto dato che le patologie pregresse hanno un forte impatto per circa 1,7 miliardi di persone.
La stima è della London School of Hygiene & Tropical Medicine, che l’ha pubblicata su Lancet Global Health, e vede l’Europa come il continente con la percentuale di persone a rischio maggiore per l’età media più alta.
I paesi invece con una popolazione più giovane, sottolinea lo studio, hanno una percentuale minore di persone a rischio.
In Africa ad esempio sono il 16%; mentre all’altro estremo c’è l’Europa con il 31% della popolazione che ha almeno una malattia, circa 231 milioni di persone.