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A quasi 16 anni dai fatti di quel Luglio 2001 arriva una nuova condanna per l’Italia per i fatti accaduti nella Scuola Diaz durante il G8 di Genova.
Era notte, la scuola Diaz era il “centro stampa” dell’evento. Giovani, giornalisti, appartenenti a movimenti pacifisti e politici, tutti, quella sera si ritrovavano lì. Una quiete apparente. Era la fine di una giornata fatta di scontri e violenze. C’era già stata la prima vittima. Un ragazzo morto a causa di un colpo da arma da fuoco durante gli scontri. Il tramonto non aveva portato via le violenze, e così, durante la notte, un nucleo operativo entra nella scuola Diaz, nel centro stampa e malamente prende sotto la propria custodia tutti i presenti. Atri scontri, altra violenza. Alcuni giorni dopo si è parlato di torture subite dai ragazzi e dai giornalisti durante le ore di interrogatorio.
I processi
Il G8 di Genova che doveva rappresentare 3 giorni di confronti, di discussione tra le varie piazze tematiche, rappresenta la pagina più buia della politica italiana. Una sconfitta della socialità, dell’umanità.
I processi che hanno seguito i fatti di quella notte sono stati lunghi ed estenuanti. Si sono ascoltati testimoni, si sono visionati video delle telecamere di sorveglianza ed alcuni fatti dai presenti, si è cercato di capire chi avesse ordinato questa operazione delle forze armate, così violenta, così inspiegabilmente violenta. Si è arrivati ai vertici degli organi di polizia, a quelli che ordinano e programmano le operazioni di sicurezza.
Dopo la Cassazione, si è richiesto l’Intervento della Corte europea dei diritti umani.
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La condanna Cedu
La Cedu, raccolti gli atti, visionate le testimonianze, si è pronunciata sul caso. La sua condanna arriva chiara e forte. L’Italia non ha punito in modo adeguato i responsabili di quanto accaduto a Genova. Non è ben definito il reato di tortura, e questo non ha permesso che quelle violenze, quegli abusi venissero puniti.
Il Consiglio d’Europa, dopo aver ricevuto la sentenza Cedu, ha invitato la Camera dei Deputati a modificare il testo della legge contro la tortura,di cui si sta discutendo in questi giorni, e che dovrebbe vedere il suo ingresso in aula il 29 Giugno. La legge rappresenta elementi poco armoniosi con quelli prescritti dagli standard internazionali. Miuznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, ritiene che il punto di maggiore disaccordo sia quello che prevede i requisiti d’accusa.
“La legge prevede che affinché si possa accusare qualcuno di tortura occorre che la persona abbia compiuto gli atti di grave violenza, o minacce o crudeltà diverse volte, o abbia sottoposto la vittima a trattamenti inumani e degradanti. Inoltre, la legge prevede che la tortura psicologica esista solo nei casi in cui si possa stabilire che la vittima ha subito un trauma psicologico.” Una prassi troppo lontana da quella descritta nella Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite. La portata generale della nostra legge preoccupa le istituzioni europee. L’ampia definizione, secondo Miuznieks, potrebbe tradursi in un indebolimento della protezione contro la tortura. Bisogna riferirsi a fattispecie specifiche per far sì che tutte le violenze possano essere etichettate e punite
Il G8 sanguina ancora
Una nuova condanna che ci fa capire quanto Genova sia una ferita che sanguini ancora. Sgomento, rabbia ed incredulità, queste le emozioni che riflettono quei giorni. Ancora ci si chiede come giorni di confronto politico e sociale, che sarebbero dovuti essere uno spunto di riflessione per i tanti giovani presenti sono passati alla storia come manganellate, sangue e paura. L’Italia, alla luce di questa nuova condanna, dovrà, si spera nel inor tempo possibile, rivedere la legge, e trovare la strada migliore per continuare a far luce (nonostante i processi siano terminati) sui fatti di quei giorni e punire le violenze, forse gratuite, che hanno segnato la generazione di “Genova 2001”.