in arrivo nuove cure per infarto

Cure per infarto, le novità dalla ricerca

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L’infarto del miocardio è una delle cause più frequenti di decesso e di disabilità in occidente. In seguito a questo evento acuto, le cellule del miocardio non funzionano più bene e questo può predisporre ad altri problemi, come aritmie e scompenso. La ricerca scientifica sta però scoprendo nuove cure per infarto. Una novità arriva dai ricercatori della Michigan State University, negli Usa. Gli esperti hanno scoperto che l’ormone ossitocina stimola la rigenerazione delle cellule del muscolo del cuore. Ma scopriamo di più su queste nuove cure per infarto.

 

Infarto sintomi quali sono le  possibili cure: le speranze dall’ossitocina

Nell’infarto del miocardio, il cuore non riceve il sangue di cui ha bisogno, a causa delle placche aterosclerotiche che si accumulano all’interno delle arterie. In questo modo bloccano il flusso di sangue, ricco di ossigeno e di sostanze nutritive, causando un’ischemia. I cardiomiociti, le cellule che costituiscono il tessuto del cuore, iniziano a morire e compare allora l’infarto. Questo può essere più o meno grave a seconda dell’estensione del tessuto cardiaco coinvolto. In seguito a un attacco cardiaco, queste cellule non riescono più a recuperare la loro capacità contrattile e la parte del cuore colpita da ischemia non funziona più.

Lo studio degli esperti americani, uscito su Frontiers in Cell and Developmental Biology, sembra provare che qualche speranza nelle cure per infarto c’è: l’ossitocina, un ormone che stimola le contrazioni muscolari dell’utero, potrebbe attivare la rigenerazione delle cellule del cuore. I ricercatori, in laboratorio, hanno infuso ossitocina in alcuni campioni di tessuto cardiaco danneggiato, sia di un pesce sia in colture cellulari umane. La sostanza è riuscita far migrare alcune cellule staminali “EpiPC”, derivate dallo strato più esterno del cuore, in profondità nell’organo. A quel punto le staminali si sono trasformate in cardiomiociti, le cellule responsabili della contrattilità del cuore. Si tratta di uno studio che richiederà ulteriori verifiche, ma gli scienziati sperano che possa essere una valida  cura  per l’infarto.

 

Quali sono le cause d’infarto fulminante?

Come è stato detto, sono responsabili le placche ateromasiche che si accumulano nelle arterie a provocare l’infarto. I costituenti di queste placche dure sono essenzialmente il colesterolo, una sostanza grassa a volte presente in eccesso nell’organismo. Il colesterolo può essere abbondante per colpa di un’alimentazione scorretta, oppure per predisposizione familiare. Entrano in gioco anche altri fattori:

Gli esperti ripetono che il modo più efficace per prevenire l’infarto consiste nel migliorare lo stile di vita, quindi:

  • eliminare del tutto il fumo
  • praticare ogni giorno un po’ di attività fisica, anche solo una camminata di mezz’ora di buon passo
  • ridurre il più possibile il sale in cucina
  • preferire a tavola frutta, verdure, pesce, cereali integrali
  • consumare raramente carne rossa, insaccati, grassi animali, alcolici

Inoltre è importante, a partire dai 40 anni, eseguire ogni due anni gli esami del sangue per controllare i livelli di colesterolo e di glicemia. Ogni tanto è consigliabile anche una visita dal cardiologo con elettrocardiogramma.

 

Come capire se hai avuto un infarto?

L’infarto è accompagnato da alcuni sintomi caratteristici, che una persona non deve sottovalutare. Se compaiono, è bene contattare il 118. Vediamo quali sono.

  • Dolore al petto e al braccio sinistro, come una “morsa” che stringe
  • Fiato corto, difficoltà a respirare bene, impossibilità di “tirare il respiro” fino in fondo
  • Dolore che dal petto tende a irradiarsi posteriormente, arrivando fino alla schiena
  • Fitte al collo e al torace che arrivano dal petto
  • Nausea e mal di stomaco, che si possono confondere con disturbi digestivi
  • Profondo senso di affaticamento senza motivo

 

Dopo un infarto cosa succede?

Se l’infarto viene affrontato per tempo, con il ricovero in ospedale e le terapie corrette, la persona si può riprendere. Nel giro di sei mesi, l’aspettativa di vita può tornare a essere pari a quella di un individuo che non ha avuto l’infarto. Naturalmente è importante che, oltre alle cure specifiche per l’evento acuto, la persona modifichi in meglio il proprio stile di vita: deve imparare a nutrirsi in modo più sano, con pochi grassi animali, eliminare il fumo, muoversi di più. Inoltre è importante seguire le indicazioni del medico, assumendo i farmaci che controllano il colesterolo LDL in eccesso. I farmaci più diffusi sono le statine, che agiscono come inibitori competitivi dell’Hmg-CoA reduttasi, un enzima che interviene nella biosintesi del colesterolo.

 

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Autore dell'articolo: Roberta Raviolo