Depressione, il male del secolo
La depressione è stata definita in vari modi tra cui”male oscuro” e “cancro dell’anima”.
Un tempo si pensava che fosse paragonabile alla malinconia o alla tristezza ma oggi si sa che non è così: si tratta di una malattia vera e propria, altamente invalidante.
Colpisce più le donne degli uomini e anche bambini e adolescenti possono esserne colpiti.
I sintomi più evidenti sono:
- ansia
- attacchi di panico
- variazione di appetito
- perdita d’interesse verso attività che sono sempre piaciute
- perdita di desiderio sessuale
- difficoltà a concentrarsi
- stanchezza cronica
- pensieri di suicidio
Per parlare di depressione questi segnali, tutti o solo alcuni, devono perdurare per almeno 2 settimane e non solo per qualche giorno.
Connessione tra depressione e dipendenze
Un nuovo studio ha fatto una scoperta davvero interessante che potrebbe portare a sviluppi innovativi e inaspettati per la cura della depressione.
Il meccanismo di “piacere e ricompensa” è uno dei sistemi più importanti governati dal cervello: induce a compiere attività fondamentali per la sopravvivenza non solo individuale ma anche della specie come mangiare, bere e fare sesso.
Tuttavia il sistema di ricompensa è anche direttamente coinvolto in alcune forme di dipendenza: dipendenza da cibo, da sesso, alcolismo, dipendenza da droghe.
Ciò che non si sapeva è quanto scoperto dai ricercatori dell’Università della Maryland School of Medicine di Baltimora: le regioni cerebrali coinvolte nella dipendenze svolgono un ruolo chiave anche nella depressione.
In poche parole il sistema di “piacere/ricompensa”che influisce sulle dipendenze influisce anche sulla depressione ma in modo opposto.
Nei casi di dipendenze è stata riscontrata una maggiore forza dei segnali inviati tra l’ippocampo e il nucleo accumbens, due regioni cerebrali che fanno parte del sistema di ricompensa.
I medesimi segnali risultano, invece, indeboliti nelle persone depresse.
Dunque gli stessi segnali sono coinvolti sia nei casi di dipendenze sia nei casi di depressione, ciò che cambia è la loro forza e intensità.
Gli scienziati hanno svolto esperimenti su gruppi di topi e hanno potuto osservare come, lavorando sull’intensità di questi segnali e rafforzandoli, cambiava anche la loro percezione del piacere.
Il prossimo passo sarà applicare queste nuove scoperte all’ambito delle cure per gli esseri umani.