Mario Draghi

Draghi resta? Mercoledì è il giorno decisivo per risolvere la crisi

 

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Draghi arriva in Senato domattina e il suo discorso è atteso per le 9.30. Parte da Palazzo Madama il giorno della verità per le sorti del governo. Dopo il rifiuto delle dimissioni da parte del Capo dello Stato dello scorso giovedì ora si arriva al momento decisivo. Sergio Mattarella ha voluto che la crisi passasse dal Parlamento. E domani in Parlamento ci sarà il discorso più importante dell’attuale premier. Tanti gli scenari in campo, con l’ipotesi di un nuovo governo che potrebbe essere praticabile. Ad oggi comunque non si esclude nulla.

Il giorno del giudizio per Draghi

Giorni difficili quelli che ci separano dallo scorso giovedì. Proprio quel giorno Mario Draghi aveva annunciato le dimissioni, dopo l’uscita dall’aula del Senato del Movimento Cinque Stelle. Sul Decreto Aiuti si è consumato lo strappo, anche se i grillini non hanno una posizione compatta sul sostegno a Draghi. Nel partito guidato da Giuseppe Conte infatti, pur tra critiche e malumori, c’è una parte governista pronta a continuare a sostenere l’ex governatore della Bce. E una parte più oltranzista, che vuole lo strappo ad ogni costo. Non sarà difficile immaginare in caso che possano esserci nuovi strappi.

Escluso il M5s rimane comunque Draghi l’ago della bilancia. Senza di lui i partiti della maggioranza non sembrano vedere nuove soluzioni politiche. L’idea di traghettatori, portata avanti la scorsa settimana, ha perso quota negli ultimi giorni. Tanti gli appelli, oltre che dai partiti, anche dalla società civile e dal mondo delle associazioni di categoria. E non bisogna dimenticare il forte appello dei sindaci e di alcuni governatori: senza Draghi ci sarebbe il problema dei fondi del PNRR e non solo.

Le posizioni dei partiti

Nella giornata di martedì Enrico Letta ha incontrato Mario Draghi a Palazzo Chigi. Una visita indigesta al centrodestra ma che fa capire quanto ci sia intenzione di trattare e cercare il più possibile una soluzione condivisa per evitare le elezioni ad inizio ottobre. Per ora non trapelano dichiarazioni ufficiali dal premier, il quale tiene massimo riserbo. Pur essendo una persona di parola di fronte alle tante pressioni potrebbe decidere di adottare una linea diversa da quella delle dimissioni.

Il centrodestra, escluso Fratelli d’Italia che punta a nuove elezioni, è prudente. Se la Lega è tentata dalle elezioni allo stesso tempo sa che sarebbe più responsabile continuare con un governo di unità nazionale fino alle prossime elezioni, nonostante le pressioni degli elettori e della base. Molto più governista la posizione di Forza Italia. Entrambi comunque chiedono un nuovo governo senza il M5s.

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Cosa potrebbe fare Draghi

Gli scenari sono tanti. Draghi potrebbe ritirare le proprie dimissioni e fare un importante passo indietro a vantaggio del Paese, dietro l’esplicita richiesta dei partiti. I numeri del resto gli danno più che ragione. Anche senza i Cinque Stelle potrebbe andare avanti con un rimpasto o con una nuova squadra. Altra ipotesi è quella che vede un premier dimissionario che rimane di parola e, spiegati i motivi della rottura annuncia la fine dell’esperienza di governo nazionale.

In questo caso, qualora Mattarella lo ritenga opportuno, non si esclude il voto anticipato. Ma forse proprio per evitare questa ipotesi il Colle potrebbe giocarsi l’ultima carta, un governo balneare o simile che scriva la legge di bilancio e conduca il paese alle elezioni della primavera del 2023.

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Autore dell'articolo: Alessio Bardelli