Cecenia, una popolazione di poco più che un milione di abitanti paragonabile a quella del Trentino-Alto Adige: allo stesso tempo, un baratro per quanto riguarda i diritti umani.
Ma cosa sta accadendo veramente in Cecenia?
La denuncia è estremamente forte: Gli omosessuali vengono stipati in celle e privati del cibo, torturati con scosse elettriche, allineati nei corridoi e costretti a scegliersi nomi da donna per poi venire brutalmente uccisi, se non dai militari, addirittura dalla propria famiglia: “Occupatevene voi o ci penseremo noi” è il ritornello angoscioso e incessante che risuona nella mente dei sopravvissuti. Infatti venire trucidati dalla propria famiglia, come già è accaduto a molti Ceceni omosessuali secondo le testimonianze, rimane l’incubo più assillante.
Nessuno dei sopravvissuti vuole tornare: in questo caso non hanno dubbi, andrebbero incontro a morte certa. La situazione è drammatica, poiché si tratta dei primi campi di concentramento di cui si ha notizia dai tempi del nazismo. Nonostante quest’ultima definizione sia stata in alcuni casi contestata e nonostante rimanga vivo lo scetticismo, le testimonianze sono chiare e dirette ed anche la definizione di “campo di concentramento” data dall’enciclopedia Treccani non lascia spazio a dubbi: “Luoghi di internamento e di restrizione della libertà personale per soldati nemici catturati e civili considerati pericolosi per l’ordine interno“.
Un campo di concentramento non dev’essere per forza limitato dal filo spinato (come d’altronde furono in passato i lager tedeschi) e la forma del materiale con cui è edificata la prigione (sbarre lisce piuttosto che reticolato) non fa differenza alcuna…
Quello che è certo è che l’Europa si deve muovere il prima possibile per scongiurare lo sterminio di un’intera generazione di ragazzi omosessuali a pochi passi da casa.
Fonte: Testimonianze
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