Google dichiara battaglia alle fake news. La decisione è nata dopo le aspre polemiche dei mesi scorsi in relazione alle notizie dai contenuti negazionisti, antiscientifiche o antisemiti. La società di Sergei Brin e Larry Paige, ha allora deciso per la svolta.
Come ha scritto Ben Gomes, VP di Google Search, Google ha scelto tre steo per la sua mission: “miglioramenti al search ranking (il sistema di posizionamento nel motore di ricerca), modi più semplici perché le persone possano fornirci feedback diretti e ancora più trasparenza su come funziona la Ricerca“.
Lo scopo del motore di ricerca è quello di combatter un fenomeno ormai dilagante, che mina anche il giornalismo in generale.
Svolta anti fake news
Google ha detto basta alle fake news. Il motore di ricerca ha dato una svolta alla propria filosofia, rendendo più forte l’algoritmo che fa emergere le notizie. Da questo momento verranno privilegiate quelle news che avranno una fonte autorevole. Inoltre, sarà dato ancor maggior peso alle segnalazioni sui contenuti inappropriati.
Questo significa anche che, le notizie che non rispetteranno questi criteri verranno automaticamente retrocesse sul motore di ricerca.
Inoltre, gli utenti potranno dare il proprio feedback sulla ricerca automatica delle notizie e sugli snippet.
Anche Wikipedia si mobilita
Quella di Google non è una mossa isolata. Anche Wikipedia è corsa ai ripari. Jimmy Wales, fondatore della nota enciclopedia online, ha lanciato nei giorni scordi Wikitribune. Si tratta di una piattaforma che promette di dare spazio solo a storie ed articoli scritti da giornalisti professionisti. Questo grazie al ruolo di volontari che certificheranno la correttezza di notizie e dati. L’accesso al sito sarà gratuito.
Wikitribune si finanzierà finanzierà tramite il crowfunding (ovvero il finanziamento collettivo, ndr). Il primo obiettivo del fondatore di Wikipedia è quello di raccogliere abbastanza soldi per assumere 10 giornalisti professionisti e iniziare il suo progetto.