Da aprile, Igor il Russo è ancora in fuga. Otto mesi di indagini e caccia all’uomo in cui l’Arma dei Carabinieri ha utilizzato tutte le sue risorse. Mandando nelle paludi di Budrio, Consandolo, Argenta e Molinella le squadre speciali, e avvertendoli che il criminale è pronto a uccidere. Come ha già fatto.
Ma adesso, dopo un acceso scambio di accuse tra Carabinieri e Polizia di Stato, la procura di Bologna si sta muovendo anche in una seconda direzione: capire chi ha aiutato Igor Vaclavic a nascondersi dalle squadre di ricerca e a fuggire, magari all’estero. Inizialmente, la Polizia aveva accusato i colleghi dell’Arma di non aver condiviso le informazioni raccolte durante le indagini, escludendoli dalle ricerche dell’uomo. Casa per casa, campo per campo, le squadre speciali dei Carabinieri hanno setacciato tutte le campagne del Ferrarese, senza mai trovare il killer. Di lui, solo alcune tracce, ma nulla di più.
Una decina di nomi attorno a Igor il Russo
In questi otto mesi, la procura di Bologna si è impegnata a ricostruire la vita di Igor, partendo dalla rete di amicizie che si era creato nella zona. Questa compagnia, si suppone, avrebbe aiutato il criminale a scappare. Gli inquirenti avrebbero già i nomi di queste persone, che però non intendono diffondere per il momento.
Si tratta per lo più di piccoli criminali, di origine italiana, sinti e slava. Tramite queste figure, i Carabinieri potranno ricostruire i movimenti dell’uomo, sperando nelle dichiarazioni dei presunti complici. Si tratta di criminali di basso livello, accusati più volte di furti, spaccio e ricettazione, che operano nel Ferrarese.
Chi è Igor?
Norbert Feher. Igor Vaclavic. Igor il Russo. Un uomo e innumerevoli nomi. Secondo le indagini, il suo vero nome sarebbe Norbert Feher, nato a Subotica, in Serbia. Chi lo conosceva, diceva che lui stesso aveva affermato di aver fatto parte dell’Armata Rossa, fatto mai avvenuto. Una doppia identità, ma mille volti diversi, cambiati nel corso degli anni.
Prima di tornare a uccidere, Norbert Feher aveva deciso di sparire, non avendo contatti con il mondo per alcuni anni. Poi, ad aprile di quest’anno, la sua furia omicida è tornata. La sua prima vittima è stata Davide Fabbri, barista di Budrio, nel corso di una rapina. Poi è stata la volta di Valerio Verri, guardia giurata volontaria che aveva cercato di fermarlo. Il collega di Verri, in quell’occasione, era rimasto ferito.
Fonte: repubblica.it