Il caffè protegge davvero il cervello: in che modo? Ecco i risultati della ricerca scientifica

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I ricercatori hanno dimostrato che assumere alcuni tipi di caffè può beneficiare alla salute del cervello umano, ma come fa questa bevanda a stimolare la funzione cognitiva? Un nuovo studio identifica alcuni meccanismi che consentono al caffè di combattere in modo definitivo la demenza ed il declino cognitivo.

Salute mentati della ricerca scientifica

Secondo una ricerca dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, circa il 54% di tutti gli adulti negli Stati Uniti beve caffè ogni giorno.

Consumare 2/3 tazzine di caffè quotidianamente può portare benefici e rischi per la salute umana: uno studio dell’Università di Ulster a Coleraine, nel Regno Unito, ha rivelato che i benefici “superano nettamente” i potenziali rischi solo se si presta massima attenzione alla giusta dose di caffeina consumata ogni giorno.

Bere un buon espresso aiuta a combattere i disturbi cognitivi e consente di potenziare le capacità di ragionamento. Come mai il caffè è così benefico per la salute cognitiva? Uno studio condotto dal Krembil Brain Institute – parte del Krembil Research Institute di Toronto, in Canada – ha cercato di rispondere.

Il consumo di caffè riduce il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson“, sottolinea il Dottor Donald Weaver, il co-direttore del Krembil Brain Institute.

Ma volevamo indagare sul perché – quali composti sono coinvolti e su come potrebbero influire sul declino cognitivo correlato all’età“, aggiunge.

Le scoperte del Dottor Weaver e del team di ricercatori – pubblicate sulla rivista Frontiers in Neuroscience – suggeriscono che i benefici derivanti dall’assumere una tazzina di caffè non sta nel suo contenuto di caffeina, quanto nella presenza di composti rilasciati nel processo di tostatura dei chicchi di caffè.

Nel presente studio, i ricercatori hanno deciso di esaminare gli effetti di tre tipi di caffè: tre distinte tipologie di caffè: a tostatura leggera, a tostatura prolungata e a tostatura prolungata decaffeinato. Di queste tre varianti gli scienziati hanno valutato le proprietà di sei distinti composti, ovvero acido clorogenico, acido chinico, acido caffeico, quercetina, caffeina e fenilindani.

Proprio questi ultimi composti chimici, derivati dal processo di tostatura del caffè, sono risultati particolarmente interessanti nel contrastare la comparsa del morbo d’Alzheimer e di Parkinson. Sono i fenilindani che inibiscono la fusione di tau e beta-amiloide.

Si tratta di proteine ​​tossiche, di cui l’eccessivo accumulo nel cervello è un fattore chiave nella comparsa di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. Sembra che una maggiore durata del processo di tostatura induca i chicchi di caffè a produrre più fenilindani: i chicchi di caffè tostato scuro, anche decaffeinato, ha il più forte effetto protettivo sul cervello.

È la prima volta che si studia in che modo i fenilindani interagiscano con le proteine ​​responsabili dell’Alzheimer e del Parkinson“, afferma il Dottor Mancini.

In futuro, i ricercatori mireranno a condurre indagini più dettagliate sulle proprietà dei fenilindani e sui loro effetti sul corpo. “Il prossimo passo sarà quello di indagare su quanto siano utili questi composti e se abbiano la capacità di entrare nel flusso sanguigno o attraversare la barriera emato-encefalica“, aggiunge il Dr. Mancini.

 

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24