Stroncato il nuovo disco dei Maneskin
Pitchfork è uno dei giornali musicali più influenti. E al nuovo disco dei Maneskin, il terzo della loro discografia, ha rifilato un 2 secco e una recensione che stronca il disco sotto ogni punto di vista, e non solo musicalmente.
L’articolo, a firma di Jeremy D. Larson, è una vera e propria stoccata da schermidore. Vengono definiti “terribili ad ogni livello”, dalla voce del cantante Damiano ai testi, per non parlare della parte musicale definita “monodimensionale”. Una bocciatura su tutti i fronti per un “rock album che suona peggio man mano che alzi il volume”
“Successo alimentato dagli algoritmi”
Leggendo tutta la recensione di Pitchfork il critico non ci va per nulla per il sottile. “Il loro successo è stato alimentato dalle competizioni, dagli algoritmi e dal vantaggio cumulativo dei reality show europei”. Una stroncatura su più livelli che rende meglio se leggiamo una frase emblematica come questa: “Sono caos nel vuoto”.
“La loro influenza principale sembra essere il canto Seven Nation Army durante una partita di calcio, seguito da vicino dai Red Hot Chili Peppers dell’era tarda, seguiti ampiamente dal nulla”. E poi ricorda il successo di un brano di qualche anno fa, Mamamia. “Il basso, la chitarra e la voce sono eseguiti quasi interamente all’unisono marziale”, aggiunge Larson. “È una scelta affascinante che fa venire in mente la pratica della banda di quarta elementare o l’emicrania”.
L’accoglienza in Italia
In Italia c’è da fare un discorso importante. Finora le recensioni critiche sembrano appartenere più alla stampa indipendente. Sul nuovo dei Maneskin la stampa mainstreeam gli perdona un po’ tutto, alla fine li tratta come fenomeni di gossip, li esalta perché italiani e del resto sembra che per parlare di loro bene non bisogna avere competenze strettamente musicali.
Ciò non toglie che i Maneskin siano un gruppo che nel bene e nel male sanno come far parlare di sé. Sanno cavalcare tutte le onde, anche quelle peggiori. Sanno stare sul palco, sullo schermo e anche sui social. Sanno farsi odiare, sanno farsi amare, sanno come far parlare di sé. E in tutta questa enorme orgia mediatica la musica sembra la cosa meno importante. Del resto forse neanche loro si prendono sul serio.
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