L’esercito del Myanmar ha sparato contro i civili Rohingya in fuga dalla violenza delle guerre nel Paese. I soldati si sono scagliati contro la minoranza di religione mussulmana con mortai e mitragliatrici. Ancora non si conosce la cifra dei morti e dei feriti.
A denunciare il fatto è stato un giornalista francese del quotidiano France Press, il quale era presente nella zona per monitorare la situazione. L’esercito avrebbe compiuti diversi raid nei villaggi dei Rohingya, i quali erano bloccati nelle vicinanze del valico di frontiera di Ghundhum, a nord del Paese interessato da una guerra che stava espandendosi sempre più.
Attentato dei Rohingya in Myanmar giovedì scorso
Motivo di tale persecuzione è l’attentato terroristico di giovedì scorso, quando il gruppo Arakan Rohingya Salvation Army aveva attaccato diverse guardie di frontiera e postazioni di polizia. L’attentato aveva causato la morte di 12 agenti di polizia e 77 erano state le vittime della minoranza mussulmana.
L’attacco, rivendicato subito dal gruppo, intendeva lanciare un segnale e difendere la minoranza dei Rohingya. Secondo il Nobel per la pace Aung San Suu Kyi (presidente del Paese), invece, tale atto era «un calcolato tentativo di vanificare gli sforzi di quanti lavorano alla costruzione della pace e dell’armonia nello stato di Rakhine».
Migliaia di Rohingya ora cercano rifugio
Dopo l’attentato, sarebbero numerosi i Rohingya che stanno cercando di scappare in Bangladesh, per sfuggire alle persecuzioni dell’esercito nazionale. Si parla di quasi 100.000 persone, ma la cifra non trova conferme ufficiali.
Come spesso accade, la minoranza era da anni sotto il fuoco dell’esercito del Paese. Il gruppo era stato rinchiuso in una serie di villaggi, ma il governo stava cercando di arrivare ad una accordo di pace per bloccare gli attentati e vivere serenamente all’interno del Myanmar. Era questo l’obbiettivo del presidente Aung San Suu Kyi, che però non trova la totale collaborazione dall’altra parte.
Fonte: repubblica.it