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Quasi tutti gli ammalati di psoriasi, quando indossano il costume in piscina o al mare, si sentono chiedere: “Siamo sicuri che non sia contagiosa?” Oppure vengono fissati dagli altri, con insistenza, rovinando così i momenti in cui dovrebbero invece godersi le vacanze. Otto su dieci subiscono pesanti discriminazioni e cocenti umiliazioni, ma non solo; almeno un terzo dei pazienti, addirittura, si è visto rifiutare i vari servizi da parte di estetiste, manicure, commessi e parrucchieri, tanto per citare qualche categoria.
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I gravi disagi vissuti da chi è affetto dalla psoriasi
Secondo le ultime statistiche, nelle persone affette dalla psoriasi l’imbarazzo è il disagio più frequente: una su tre crede di non essere attraente e si vergogna della propria pelle, mentre sei su dieci ne subiscono pesanti conseguenze sulla vita lavorativa. Tra loro molti sono convinti che, a causa delle lesioni, le relazioni con il proprio partner ne vengano influenzate: per esempio non sopportano il contatto fisico ed evitano i rapporti sessuali. Altri hanno un impatto negativo nella professione, tanto da chiedere mansioni che limitano l’interazione con i colleghi; oppure pensano di non essere abbastanza produttivi, a causa del continuo prurito. In estate – la stagione in cui la malattia regredisce, grazie all’azione benefica dei raggi solari e al mare – non viene goduta da molti pazienti: il disagio provato al momento di indossare il costume da bagno, infatti, è troppo grande.
Molti ammalati sono delusi dalle terapie attuali, considerate inefficaci
Fra gli italiani che soffrono di psoriasi, il malcontento è palese: secondo l’Associazione per la Difesa degli Psoriasici, che ha preso in esame 5278 schede compilate dai pazienti, l’84% degli ammalati sono delusi della terapia che seguono attualmente; il 90% a un certo punto, scoraggiato dai risultati, abbandona qualsiasi forma di cura; l’80% dei malati viene addirittura colpito da depressione. Le schede sono state raccolte in 93 cliniche di riferimento – durante l’Open Day del “World Psoriasis Day” – nel mese di ottobre 2016, dove si svolgevano consulti e visite gratuite, oltre a fornire informazioni sulla malattia.
Marta Maccarone, presidente dell’Adipso, commenta: “Per questa evidente delusione dei pazienti bisogna fare qualcosa. Nonostante ci siano tutti i mezzi per curarsi, molti non riescono a farlo, e questo è un grave danno sia per il paziente che per la società. La situazione generale, emersa attraverso le schede, è davvero sconfortante: nei centri di riferimento negli ultimi anni siamo passati da 12mila pazienti a 6mila. Qualcosa non va – conclude – se la terapia viene abbandonata, non è certo per colpa degli ammalati.”