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In ambito aziendale in Italia e, nello specifico in quello delle PMI, il 2016 è stato un anno record per le aziende italiane. Il motivo? La crescita esponenziale delle fusioni aziendali che, secondo quanto riportato da Mergermarket, hanno toccato quota 509 operazioni durante lo scorso anno, segnando un record difficilmente ripetibile e riportando un giro d’affari complessivo di quasi 50 miliardi di euro. I motivi di questa scelta effettuata da molte aziende del Belpaese sono facilmente comprensibili: la modifica degli asset aziendali, o la loro cessione in blocco, consente ad un imprenditore di allargare le prospettive della propria impresa, o di cederla investendo il ricavato in altri progetti.
Fusione aziendale? Non senza la conoscenza
Una fusione fra aziende è un’operazione molto delicata, in quanto modifica il bilancio e le quote societarie, mettendo le sorti delle imprese oggetto della fusione nelle mani di altre aziende, in parte o nella loro totalità. Questo significa che una fusione intelligente non può fare a meno della conoscenza dell’altro: dunque dell’analisi della sua affidabilità. Ecco perché richiedere le visure on line presso siti specializzati in report su persone fisiche e giuridiche come Icribis consente di entrare in possesso di tutte quelle informazioni che fanno da testimone all’affidabilità o meno dell’azienda partner dell’operazione. Ma quali sono le tipologie di fusione possibili?
Quali sono le tipologie di fusione delle aziende?
La fusione aziendale, intesa in senso generico, vede due o più aziende adottare una strategia di concentrazione commerciale: di fatto, le suddette entrano in simbiosi divenendo un organismo unico, più grande e più potente di ogni singola componente. Eppure il discorso è molto più complesso, perché esistono diverse tipologie di fusione: ad esempio, la fusione per incorporazione vede una azienda (detta incorporante) che prende il controllo di una seconda azienda (detta incorporata): in questo caso l’azienda incorporata cessa di esistere e diviene un meccanismo dell’azienda incorporante. Pur essendo questa la metodologia più diffusa, non è l’unica: la fusione per unione, ad esempio, vede la cessazione di entrambe le aziende e la nascita di un nuovo marchio, che possa rappresentare il progetto di entrambe.
Fusione orizzontale e verticale: altre cose da sapere
Le tipologie di fusione cambiano anche in base alla direzionalità della suddetta operazione. Qui occorre fare un’ulteriore specifica: una fusione viene detta orizzontale quando le aziende appartengono al medesimo ramo di attività, mentre viene detta verticale quando operano in diverse fasi del ciclo di produzione, e dunque si integrano a vicenda abbattendo i costi relativi all’esternalizzazione delle fasi acquisite tramite la fusione. Infine, esiste anche una terza tipologia: la fusione conglomerata, che coinvolge imprese legate a diversi settori commerciali o di vendita. Questo è ad esempio il caso delle aziende che vendono elettrodomestici e – per fare un esempio – si fondono con imprese che vendono computer.